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Acqua all’arsenico, parte la class action. Legambiente: “No all’innalzamento dei limiti”

LATINA – Con una diffida notificata alla Regione Lazio è partita ufficialmente la maxi-azione collettiva del Codacons sull’acqua all’arsenico.

“Con questo atto – spiega in un comunicato il presidente dell’associazione di tutela dei consumatori, Carlo Rienzi – 1.500 famiglie residenti nei comuni interessati dal problema arsenico chiedono all’amministrazione regionale 600 euro ciascuna a titolo di risarcimento danni, per essere state costrette a consumare negli anni acqua inquinata da sostanze altamente nocive”. I cittadini dei comuni del nord della provincia di Latina, interessati al fenomeno,   hanno  tempo ancora fino al 5 febbraio per aderire all’azione collettiva del Codacons.

“Se la Regione non accoglierà le nostre richieste  e non disporrà i risarcimenti in favore delle famiglie che hanno aderito alla nostra azione, sarà inevitabile un ricorso al Tar del Lazio”, annuncia il Codacons.

LEGAMBIENTE – Non piace a Legambinete il tentativo della Regione Lazio di chiedere la  deroga al limite massimo di arsenico tollerabile, fissato dall’Unione Europea in 10 microgrammi per litro. “Entro i primi giorni di febbraio, il Ministero della Salute o la stessa Regione emaneranno il testo derogativo, che raddoppierebbe tout court fino a 20 microgrammi per litro il quantitativo di arsenico ammesso nelle acque potabili”, spiegano gli ambientalisti preoccupati per la salute della popolazione.

“Il tentativo di innalzare il limite dell’arsenico nelle acque potabili sarebbe sconcertante, l’Assessore all’Ambiente della Regione blocchi qualsiasi procedura in tal senso – afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Si tratterebbe di un’azione fuori legge poiché i paesi membri non possono certo legiferare in contrasto con l’Unione Europea: lo strumento della deroga appartiene solo all’Unione e i paesi hanno l’obbligo di adeguarsi ai limiti da questa individuati. Inoltre, portare la quantità tollerabile da 10 a 20 microgrammi per litro significherebbe continuare ad esporre i cittadini a seri rischi per la propria salute, non da ultime aumentando l’incidenza di alcune forme di cancro. Un assurdo per un bene pubblico così importante sul quale i cittadini hanno una grande attenzione, come ha dimostrato la partecipazione alla raccolta firme per i referendum sull’acqua”.

L’allarme era già scattato lo scorso anno, quando l’Italia aveva nuovamente chiesto all’UE di portare a 50 microgrammi la quantità di arsenico consentito; la richiesta di deroga riguardava 128 comuni, di cui 90 solo nel Lazio. Ma Bruxelles aveva negato il suo avallo. Oggi la richiesta ritorna per decine di comuni che presentano ancora valori di arsenico superiori al limite, alcuni dei quali distaccandosi di molto dalla soglia massima consentita.

“Il Lazio da metà dicembre è in stato di emergenza per l’arsenico nell’acqua potabile in alcuni comuni, ma ancora oggi da parte della Regione manca una qualsiasi azione coordinata e di informazione ai cittadini -dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio- Non solo nessun passo è stato fatto in questa direzione ma ora nel silenzio, si cerca come via d’uscita di aggirare l’ostacolo. La salute dei cittadini deve essere al primo posto: dalla Regione e dal Garante del Servizio Idrico piuttosto che deroghe, ci aspettiamo la convocazione d’urgenza di un tavolo aperto alle associazioni e ai comitati, in modo da trovare una soluzione concertata e condivisa al problema”.

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