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Riflessione a “caldo” del Partito Democratico sul voto a Latina

LATINA – All’indomani dell’esito del voto, è opportuna una riflessione a caldo su quanto accaduto. Queste elezioni ci danno il segno che il centrodestra non è invulnerabile: lo testimoniano le vittorie a Itri e Roccasecca, la plebiscitaria conferma a Pontinia e lo straordinario risultato di Latina, dove mai un candidato sindaco del centrosinistra aveva raccolto più del 35 per cento al primo turno. Tutto questo ci segnala che abbiamo la possibilità di sconfiggere centrodestra, schieramento che oltre alle divisioni interne mostra essersi interrotto il rapporto di fiducia quasi cieca con l’elettorato.

Il risultato del centrosinistra, e del Partito Democratico in particolare, è ancora più straordinario se teniamo conto che in provincia il Terzo Polo non esiste, e l’Udc è un partito appiattito sulle posizioni del Pdl.

Il Pd vince dove si dimostra generoso, capace di alleanze ampie come a Itri, e dove sperimenta ipotesi concrete di rinnovamento, come ad esempio la scelta di candidare Barbara Petroni a Roccasecca, una donna, il che non è un fattore secondario, autorevole esponente provinciale del partito. A Pontinia è stata premiata ancora una volta la capacità di amministrare e il buon governo del sindaco Tombolillo e della sua maggioranza, e a Latina è stato ottenuto un grande risultato anche in termini numerici, grazie lavoro compiuto in sintonia con Claudio Moscardelli che ha mostrato i limiti del centrodestra, e in primo luogo del Pdl, oggi più che mai costituito dalla mera somma preferenze, che fanno venir meno il voto ideologico presente in passato. Il Pdl è si è trasformato da partito in macchina elettorale, in virtù di meccanismi ormai consolidati per il recupero dei consensi, e si attesta abbondantemente sotto il 30 per cento, rappresentando sostanzialmente solo la ex Forza Italia, con la componente ex An ridotta a testimonianza.

Ottimo invece il risultato del Pd che somma al lavoro dei singoli candidati oltre 3000 voti senza preferenze espresse: un voto d’opinione al partito che dobbiamo coltivare e su cui lavorare.

Il nostro partito è invece in difficoltà dove, come a Terracina, non è in grado di costruire un quadro di alleanze che parta dal nucleo del centrosinistra, non solo per responsabilità proprie, e non scalfisce il blocco che vede le forze che si richiamano allo schieramento di centrodestra nazionale sfiorare l’80 per cento.

Quando il Partito Democratico si chiude nella sua visione interna, viene ritenuto una forza non utile al governo delle città.

A Norma abbiamo mancato una grande occasione e dobbiamo interrogarci sul fatto che il rinnovamento è un tema che va posto all’ordine del giorno del nostro dibattito e della nostra azione politica. Cominciando da Latina e passando per l’amministrazione provinciale, il Partito Democratico deve svolgere una rigorosa azione di opposizione che deve altresì mostrare la capacità di presentarsi come alternativa di governo in grado di avere visione politica, progettuale e di opportunità per favorire il ricambio di una destra in grande difficoltà. Il Pd non deve disperdere il grande patrimonio umano che ha accompagnato questa consultazione elettorale e quindi dobbiamo valorizzare ed impegnare quanti hanno sostenuto con passione entusiasmo e capacità la nostra causa.

Saremo da subito impegnati a fondo nella contesa referendaria, perché i temi contenuti nei quesiti hanno un rilievo politico decisivo, anche e soprattutto con riferimento alla nostra realtà provinciale: l’acqua pubblica e il no al nucleare devono contraddistinguere la nostra azione nei prossimi mesi e quindi ci spenderemo fino in fondo, convinti che l’esito dei referendum rappresenterà il tramonto della destra in provincia di Latina.

Riceviamo e pubblichiamo da

Enrico Forte

(segretario provinciale Pd)

 

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