LATINA – Trasparenza da sei e mezzo al Comune di Latina. Il presidente della Commissione Omar Sarubbo (Pd) sintetizza così – attribuendo una sufficienza – la capacità dell’Ente di mettersi a nudo agli occhi dei cittadini, nell’era della comunicazione.
Tracciando il bilancio di un anno di attività dell’organismo, il consigliere d’opposizione che lo guida (alla minoranza va infatti attribuita, per galateo politico, la presidenza della Commissione Trasparenza) si dice piuttosto soddisfatto e assicura di aver lavorato con la collaborazione di tutti.
“Questa Commissione è un luogo in cui si cercano e si mettono in campo gli strumenti per rendere accessibili ai cittadini documenti e atti necessari ad essere informati e a capire come vengono amministrati. Se le proposte sono di buon senso, non credo che ci possano essere problemi”. Eppure non tutto è stato in discesa, per esempio la richiesta di trasparenza sugli atti di incarico dati dal Sindaco Di Giorgi presentata da Marco Fioravante (ex del Patto).
«Siamo impegnati dall’inizio del nostro mandato per il riordino e l’implementazione del sito istituzionale del Comune di Latina – ha aggiunto il presidente – e lo vogliamo fare attraverso l’open data, cioè un luogo informatico nel quale informazioni e dati di amministrazione non siano solo documenti ma siano anche tradotti e comprensibili a tutti. Trasparenza significa anche lavorare per ampliare al massimo i meccanismi partecipativi: quella del difensore civico è una proposta che risale al 2002, e poi vorremmo regolamentare il referendum comunale e la consulta delle pari opportunità. Le leggi sulla trasparenza sono chiarissime: basterebbe creare o modificare i regolamenti del Comune. Stiamo lavorando – ha concluso Sarubbo – affinché la commissione sia il luogo della trasparenza totale».
«A me piacciono le suggestioni – ha affermato Fioravante – e se sul 2 agosto 1980 (strage di Bologna) e sui fatti di Mani Pulite del 1992 avessimo avuto maggiore trasparenza il rapporto tra la politica e i cittadini sarebbe migliore. Quelli della commissione trasparenza non sono atti di parte, ma di democrazia. E in questo senso va la nostra battaglia per ottenere risposta alle interrogazioni che poniamo all’amministrazione. Non è giusto che si debba ricorrere al Prefetto. È un diritto di un consigliere comunale porre interrogazioni e un dovere dell’amministrazione dare risposte. Non siamo dei Savonarola, ma lavoriamo in piena collaborazione sulla strada tortuosa che porta alla trasparenza».
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