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PASSIONE DI CRISTO
Niente fondi a Maenza
350 lavoratori in protesta

Un momento della tradizionale Passione

MAENZA – Il direttivo dell’Associazione Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo di Maenza, scrive per segnalare il mancato finanziamento della manifestazione da parte della Regione Lazio perché “di non elevato valore artistico” e che, quindi, ne mette a rischio il futuro. Sono almeno 350 i lavoratori coinvolti, la maggior parte dei quali personale dello spettacolo ed attori locali, che ora “minacciano” di scendere in piazza in costume d’epoca per manifestare la loro rabbia. “Non è questione di fondi – dicono, in sostanza, gli organizzatori della tradizionale Passione maentina – perché i soldi ci sono: a mancare è la volontà politica, nonostante i proclami sullo sviluppo del turismo nel territorio pontino e la storia della nostra manifestazione sia di tutto rispetto”.

Riceviamo e pubblichiamo – Il testo della lettera

“Scriviamo nel momento in cui lo scandalo delle istituzioni, ormai irrefrenabile, monta a tutti i livelli e ci spiace davvero la concomitanza, invece assolutamente casuale, di questo nostro intervento che punta ad accendere un faro sulla nostra piccola realtà di provincia, parte sana di un sistema-Italia che troppo spesso rinnega o dimentica le sue radici più nobili, quelle che affondano nelle antiche tradizioni e che sono linfa vitale della cultura locale. Veniamo subito al dunque: la Regione Lazio non ha ritenuto quest’anno di finanziare la Passione di Cristo di Maenza perché “di non elevato valore artistico”. L’elenco delle manifestazioni ammesse a finanziamento (con relativi importi), rende forse l’idea dell’ingiustizia perpetrata – ancora una volta – ai danni di questa nostra rappresentazione che uomini di cultura, di teatro, di cinema e di spettacolo hanno unanimemente definito “fra le più belle d’Italia”. Ha 43 anni la nostra Passione: ed è vissuta intensamente e per tutto l’anno da tutto il paese fino all’epilogo del venerdì Santo, che vede Maenza trasformarsi in una piccola Gerusalemme con migliaia di persone che dai paesi vicini accorrono ad assistere alla straordinaria rappresentazione teatrale (alleghiamo il pensiero scritto lasciatoci da Vanzina dopo aver assistito all’evento) ed emigrati che da ogni parte del mondo per una notte si ricongiungono alle loro radici, alla propria terra, grazie alle immagini trasmesse dalla Tv. Una Passione unica, quella di Maenza: fra le poche a concentrarsi unicamente sulle ultime ore della vita di Gesù: dall’ultima cena alla morte”.

La storia della manifestazione – “Quando Padre Roberto Fastella decise di far vestire alla sua gente i panni dei personaggi storici di cui ogni domenica parlava in Chiesa, nei suoi sermoni, probabilmente non immaginava che quella rappresentazione in costume – nata per aggregare la gente del posto attorno ad una riflessione storico/religiosa – sarebbe divenuta nel tempo una tradizione fondante della cultura locale. Era il venerdì Santo del 1970 e per la prima volta, le piazze e le vie del paese, solitamente silenti e vuote nelle ore serali, si animarono di gente incuriosita nel vedere il panettiere, l’elettricista, il nonno, il nipotino, recitare vestiti alla meglio, sotto la seriosa e attenta regia dello stesso parroco del paese. L’improvvisata via crucis negli anni è diventata una vera e propria manifestazione teatrale, mantenendo intatto il suo spirito di rievocazione religiosa e la genuinità dei suoi protagonisti, ma con colonne sonore, costumi ed effetti scenici, che ne fanno oggi una delle manifestazioni di maggior pregio, nel campo, in ambito nazionale. Non è un caso che proprio nei giorni scorsi Maenza abbia ospitato l’ VIII Assemblea Nazionale di Europassione per l’Italia (di cui è fra i soci fondatori) con delegati provenienti da tutta Italia che nell’occasione hanno messo a punto la candidatura Unesco per il riconoscimento della rete delle Passioni come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Proprio da Maenza, dunque, che fa parte anche dell’Euro Passione, associazione europea raggruppante le migliori rappresentazioni della passione di Cristo in Europa, è partito questo messaggio forte, di grande contenuto, certamente destinato a rafforzare il profondo significato storico e cristiano delle Rappresentazioni del venerdi Santo. L’associazione per la Passione di Cristo di Maenza è del resto da sempre in prima fila in tutte le manifestazioni culturali e solidaristiche si svolgono in provincia ed anche oltre. Durante l’assemblea nazionale di Europassione per l’Italia, ad esempio, è stato consegnato ai delegati di Frassinoro (Modena) il contributo economico raccolto per le vittime del recente sisma dell’Emilia; ma lungo è l’elenco degli eventi di solidarietà che ci hanno visto e ci vedranno certamente protagonisti anche in futuro nello spirito che è proprio della nostra comunità e del nostro gruppo. La nostra storia è nei fatti, nei comportamenti concreti, nell’impegno che ci anima da sempre, nella nostra voglia di esserci, di contribuire alla costruzione di momenti di aggregazione nella nostra comunità, di favorire l’attaccamento alla nostra terra ed evitarne lo spopolamento verso le più grandi città, di elevare Maenza al rango che le compete nell’ambito di un circuito turistico religioso che ci vede riconosciuti da tutti come protagonisti assoluti. Val la pena di ricordare il ruolo importante attribuito all’unanimità a Maenza in occasione della via crucis vivente che sin è svolta lo scorso anno nell’ambito del 25° Congresso Eucaristico Nazionale: un evento di caratura internazionale, svoltosi alla presenza del Santo Padre e che ha visto protagonisti 250 attori in costume d’epoca, provenienti da diverse regioni d’Italia”.

I lavoratori dello spettacolo coinvolti nella manifestazione – “Ai figuranti di Maenza, a riconoscimento delle straordinarie capacità interpretative e della eccezionale bellezza e fedeltà dei costumi, sono state affidate le parti più importanti: fra queste, quelle di Pilato e Caifa interpretati da Eleuterio Tomei e Nicola Centra, oltre ad altri otto personaggi che hanno rappresentato il popolo, che hanno indossato gli apprezzatissimi costumi realizzati dal maestro Benito Trichei, costumista della Passione maentina, sarto di fama internazionale. Non vogliamo in questa sede scatenare una sorta di guerra fra poveri. Ma ci appare doveroso chiederci, alla luce di tutto questo, perché vengono finanziate le Sacre Rappresentazioni di Sezze, Filettino, Arce, Castroscielo, Bracciano, Fontenuova, e Maenza viene messa da parte. E ancora perché si riconosce evidentemente un “elevato valore artistico” persino alle sagre delle bruschette…e si ignora la nostra realtà. Ci ha salvati un piccolo, ma per noi importante, intervento della Provincia di Latina, lo scorso anno, in assenza del quale avremmo dovuto cancellare l’evento dalle pagine di storia della nostra comunità. Ma mai come quest’anno, purtroppo, la Passione di Maenza, il ripetersi di questa tradizione storica importante e sentita, è in bilico. I 350 attori – rigorosamente locali per la precisa scelta di non intaccare il carattere genuino dell’evento – che interpretano in cinque postazioni strategiche le scene finali della vita di Gesù, sono pronti a scendere in campo. Non ci manca la volontà, la “passione”, lo spirito di volontariato che ci ha sempre animato. Ma c’è da sistemare e ammodernare i costumi, rimettere in sesto le scenografie, assicurare la sicurezza, insomma rimettere in moto tutto ciò che fa del nostro Paese una grande comunità, impegnata da sempre a perpetuare il messaggio d’amore che la Passione ci tramanda”.

L’appello alla politica – “Abbiamo chiesto appuntamenti a chi attraverso i giornali inviava proclami sulle potenzialità del turismo pontino: non ci sono stati dati. Abbiamo implorato un sostegno: ci è stato dapprima assicurato e poi nei fatti negato. I fatti di cronaca di questi giorni ci dimostrano che non erano i fondi a mancare, ma la volontà politica. Siamo consapevoli, del resto, di essere una piccola realtà, poco appetibile – probabilmente – in quanto bacino elettorale. Siamo determinati, però, a non far morire la nostra tradizione e – con essa – il nostro Paese, conosciuto in tutto il mondo proprio grazie alla Passione. Ecco il nostro appello alla futura Regione Lazio e alle istituzioni tutte: basta figli e figliastri. Noi vogliamo esserci. Abbiamo il diritto di esserci. E se oggi alziamo la voce è perché davvero siamo disposti a tutto pur di difendere una tradizione che nobilita noi e l’intero territorio pontino e che non chiede altro che di perpetuarsi, al di là dell’essere o meno appetibile elettoralmente. Se c’è da scendere in piazza per renderci “visibili” siamo pronti a farlo. Gireremo in costume per le vie dell’intera regione per far vedere che ci siamo. In tal senso chiediamo aiuto anche alla stampa, locale e nazionale, che ci ha sempre sostenuto riconoscendoci valore artistico, impegno, passione, voglia di contribuire incondizionatamente alla crescita culturale e all’affermazione oltre i confini delle potenzialità della nostra provincia”.

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