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DANIELE NARDI SI RITIRA DALL’IMPRESA
Fallito il tentativo di scalare il Nanga Parbat
Bloccato dal vento e da un principio di congelamento

nardi in scalata

Il Nanga Pàrbat è la nona montagna più alta della Terra situata in Pakistan. Nanga Parbàt significa “montagna nuda” in lingua urdu mentre gli sherpa, gli abitanti della regione himalayana, la chiamano “la mangiauomini” o la “montagna del diavolo”.

LATINA – “Torno a valle nei prossimi giorni, torno a casa, la storia può aspettare”. Con queste parole l’alpinista di Sezze Daniele Nardi annuncia sul web che è fallito anche il secondo tentativo di dare la scalata al Nanga Parbat in inverno (impresa ancora mai riuscita a nessuno).

“Spero che capiate, sono certo di non avervi deluso, e di non aver deluso quegli 8000 ragazzi che mi hanno consegnato “L’alta bandiera dei diritti umani” firmata. Non è facile, ma se in fondo ci si prova, con tutte le proprie energie si ottengono almeno due risultati, il primo si cresce, il secondo si lascia una traccia che per quanto in inverno scompare velocemente con il vento in pochi minuti, rimane indelebile nella propria storia, e questo è quanto basta per ora”, scrive Nardi dopo aver raccontato nei particolari le difficoltà incontrate a rischio della vita.

Il vento che soffia a 100 kmh orari rischiando di portare via lo zaino dell’alpinista con dentro tutto il necessario per sopravvivere tra i ghiacci a meno 40 gradi centigradi, il rischio di congelamento della dita, sono stati i motivi della decisione: “Una folata più forte, e poi ancora un altra mentre sfilo l’imbrago, l’ultimo anello che mi lega alla scalata, mentre tengo in equilibrio in frazioni millesime ogni muscolo per non cadere giù per duemila metri, un’ immagine prevale su tutte. Lo zaino non è proprio in n bella posizione….. salto via dalla piazzola, afferro lo zaino che si alza sospinto da una raffica a 100kmh.. mi catapulto su di lui, che stupido sono stato. Non solo a lasciare li tutta la mia sopravvivenza in balia dei venti ma anche a lanciarmi senza guardare oltre. Mi ritrovo con i piedi verso il vuoto. Le punte dei ramponi grattano sulla neve che copre il ghiaccio. Altri due metri e le rocce mi davano il balzo verso il vuoto. Una sacca rossa esce dall’apertura dello zaino, poi qualcosa di grigio prende il volo verso il campo base. Il flash è immediato, il thermos è andato, il satellitare lo avevo spostato poco prima nelle tuta cosi anche la frontale e sono salvi”, è un passaggio del racconto delle ultime ore vissuto sulla nona montagna più alta della terra.

“Grazie di cuore a tutti gli amici, i conoscenti che hanno creduto in questo sogno, agli sponsor senza i quali questo sogno non avrebbe avuto inizio, grazie a Claudio Nardi mio fratello che non ha dormito la notte per seguire questa folle missione ed a tutti gli amici che ognuno a loro modo hanno aiutato ad organizzare questa spedizione”.

 

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