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PROCESSO CARONTE
Bagarre in aula
I difensori rinunciano al mandato

Il Tribunale di Latina

Il Tribunale di Latina

LATINA – Ancora non parte il processo Caronte che si sta svolgendo in Tribunale a Latina e che vede alla sbarra oltre venti persone del clan Ciarelli-Di Silvio accusate di associazione per delinquere ed estorsione. Dopo sette rinvii perché non si riusciva a trovare un giudice compatibile con gli imputati oggi in aula, davanti al nuovo presidente del Collegio Donatella Salari, arrivata da Roma e designata soltanto per celebrare questo processo è scoppiata la bagarre.

Il pm Marco Giancristofaro ha depositato infatti dei faldoni di documenti, tra cui anche una perizia sulle intercettazioni telefoniche e alla richiesta del collegio difensivo di poter visionare quelle carte e alla risposta negativa del Tribunale che dopo una camera di consiglio molto lunga ha detto no, è scoppiato il caos. Uno degli imputati che poi è stato allontanato dall’aula ha detto: questo è un processo razzista, alcuni parenti che erano tra il pubblico sono stati fatti allontanare. Il dibattimento è ripreso poi in tarda mattinata fino a quando gli imputati non hanno chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee e di fronte al diniego del Tribunale, il collegio difensivo ha revocato in blocco il mandato perché sarebbe stato violato il diritto alla difesa. L’udienza è stata rinviata al 21 febbraio in quell’occasione gli imputati dovranno nominare i difensori. A distanza di tre mesi da quando era stata fissata la data della prima udienza, l’otto novembre, il processo ancora non è partito ufficialmente.

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