LATINA – Si è incatenata in Via Don Minzoni 1 davanti la sede dell’Associazione regionale allevatori del Lazio, ora nelle mani della Coldiretti. Annamaria Pattaro è uno dei sette lavoratori licenziati dall’Ara Lazio. Accanto c’è la collega Patrizia Giannini, cui è toccata la stessa sorte. Non è bastato l’accordo sottoscritto da poco, con cui i dipendenti dell’ufficio avevano accettato la riduzione dello stipendio, poco dopo è arrivata anche la lettera di licenziamento.
A Latina la scure si è abbattuta su due donne entrambe rappresentanti sindacali della Flai Cgil: ““Come un femminicidio”, si legge su un manifesto affisso sotto la sede. “E’ un licenziamento discriminatorio – protesta la Pattaro – Il lavoro di cui mi occupo da 25 anni non solo non è diminuito, ma aumenterà in futuro, perché le aziende del lattiero-caseario hanno ora l’obbligo di iscrizione all’Associazione. Mi occupo da sempre del settore bufalino, l’ho fatto crescere (gli iscritti erano 10, ora sono 60)”. A nulla sono valse fino ad ora le rimostranze del sindacato di categoria o le decine di mail inviate dagli allevatori al direttore di Ara Lazio e all’assessore all’Agricoltura Sonia Ricci per chiedere che le due lavoratrici siano reintegrate.