LATINA – Maxi risarcimento per due uomini di Latina e Sezze di 68 e 62 anni, ai quali fu trasfuso sangue infetto al Santa Maria Goretti negli anni Settanta. E’ stata notificata oggi la sentenza del Tribunale di Roma dal Presidente Maria Rosaria Covelli della 2^ sezione specializzata in responsabilità contro la Stato, con cui il Ministero della Salute è stato condannato a risarcire i due uomini rispettivamente di 210mila euro e 590mila euro.
I due casi risalgono al 1973 e al 1979 quando i due uomini furono infettati dal virus dell’epatite C nel nosocomio pontino. Attualmente l’uomo di Latina è in attesa del trapianto di fegato mentre quello di Sezze si trova in uno stato depressivo che lo ha completamente isolato dal resto del mondo e gli impedisce di assumere l’interferne che al momento è l’unica cura per l’epatite C. Quattro anni di difficili battaglie giudiziarie, fra rischi di prescrizioni e prove delle trasfusioni di 40 anni fa, affidate all’avvocato Renato Mattarelli. “E’ davvero sorprendente – scrive l’avvocato – come anche a Latina e provincia il problema delle trasfusioni di sangue infetto che ha contraddistinto in particolare gli anni ’60-’90 sia sconosciuto o volutamente reso sconosciuto all’opinione pubblica visto che in Italia, rispetto agli altri paesi europei, il problema dell’epatite C è molto più ampio e grave con oltre 6 milioni di infettati (pari ad una persona su 10). La maggioranza delle infezioni ha origine da trasfusioni di sangue infetto e da contagio da persone infettate da emotrasfusioni”.