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Crisi in Comune, il sindaco Di Giorgi: “Se è davvero così, FI la cristalizzi in Consiglio”

Dopo l'uscita dalla maggioranza di Fi, al sindaco rimangono solo 9 voti, compreso il suo

di giorgiLATINA – Dopo la crisi aperta in Comune a Latina da Forza Italia che si è chiamata fuori dalla maggioranza, il sindaco Giovanni Di Giorgi ha deciso di portare la crisi in Consiglio Comunale e chi ha intenzione di sfiduciarlo potrà farlo davanti alla città. Lo annuncia lui stesso in una nota. Il sindaco può contare ora solo su 9 voti in consiglio, compreso il suo. L’opposizione ha invece 11 voti ed è formata dal Pd più Cirilli, i consiglieri che decideranno di volta in volta sono 13: Forza Italia, Creo e Fragiotta di Insieme per Latina e gli indipendenti Bruni e Chiarato.

FAZZONE – “Sono rimasto basito dalle esternazioni del senatore Claudio Fazzone, con il suo forte attacco all’amministrazione comunale di Latina che coinvolge direttamente l’operato attuale e degli ultimi quattro anni di consiglieri e assessori del suo partito di maggioranza relativa”. Sono le parole del sindaco Di Giorgi dopo le dichiarazioni del rappresentante di Forza Italia. “Come da sempre dimostra la mia storia politica ho sempre affrontato e risolto le problematiche, dedicandomi con costanza e sacrificio personale all’amministrazione della città. Sul tema dei piani urbanistici ho intrapreso un’azione trasparente e lineare, stabilendo proprio nella riunione di ieri con la Regione il percorso per farli approdare in Consiglio comunale entro breve tempo.
Sulla gestione del cimitero ho messo il mio deciso intervento per abolire finalmente la tassa di 15 euro a carico dei cittadini e sbloccare la questione delle sepolture al cimitero, problematiche create dalla precedente amministrazione. Ancora: ho incontrato i sindacati e il corpo docente e risolto il problema degli asili nido, garantendo il futuro dei lavoratori e la completezza del servizio alle famiglie.  Sono solo alcuni dei temi in cui si è palesata l’azione amministrativa di queste settimane. La scossa che ho voluto fornire, con le mie dimissioni dello scorso ottobre, all’azione dell’amministrazione comunale, era ed è rivolta a perseguire gli obiettivi di fine mandato nell’esclusivo interesse dei cittadini, con il sostegno fattivo, non soltanto a parole, dei partiti che compongono la coalizione di centrodestra. Sono aperto, oltre che al giudizio dei cittadini stessi, anche della massima assise comunale che è l’organo istituzionalmente preposto ad affrontare le tematiche riguardanti la vita della città.
Per questo invito le stesse forze politiche, se di crisi si tratta, a cristallizzarla in Consiglio comunale e chiedere al presidente Calandrini di convocare una apposita seduta. Se tutto ciò non dovesse avvenire e la crisi politica aperta prendesse altre strade, appare chiaro che essa non sarebbe fondata su motivi di carattere amministrativo ma su altri interessi che non sono in alcun modo riconducibili al bene della città, come è il caso della vicenda relativa al rinnovo del CDA di “Acqualatina”.

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