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Caporalato nel sud pontino: l’Ugl lancia la campagna #ilsilenziouccide

Tra le zone critiche Sabaudia, Fondi e San Felice Circeo, nei campi sfruttati gli indiani del Punjab

caporalatoLATINA – “Il caporalato: una pratica mafiosa”. Lo dichiarano in una nota congiunta i vertici del sindacato Ugl, che hanno inaugurato la campagna #ilsilenziouccide, sostenendo l’impegno del Parlamento per un’indagine conoscitiva sul fenomeno.

“Nella nostra regione – si legge nella nota di Ornella Petillo segretario confederale, Armando Valiani dirigente Ugl Lazio, Michele Virgilio segretario generale Ugl Latina e il responsabile del Sei Ugl “sindacato emigranti e Immigrati” Rattan AJAY Kumar – il caporalato è un fenomeno che viviamo sulla nostra pelle, soprattutto nel basso Lazio dove ci sono molte zone critiche come quella di Sabaudia, Fondi e San Felice Circeo. Nelle campagne dell’Agro Pontino vivono e lavorano migliaia di indiani, provenienti prevalentemente dalla regione del Punjab: nuovi schiavi alle porte di Roma. Nonostante la paga non superi i quattro euro l’ora, per molti di loro il datore di lavoro è comunque un “buono”, un “padrone” da rispettare sempre e comunque. I caporali hanno mezzi di trasporto propri con dodici posti e i braccianti devono pagare quattro euro per il viaggio. Se possibile, è ancora più vergognosa la loro sistemazione in alloggi miserabili con quattordici persone pagando da 100 a 150 euro per ogni posto letto.
Lavorano fino a quattordici ore al giorno sotto al sole, chinati a raccogliere pomodori e zucchine, dentro serre dove la temperatura può raggiungere i 50 gradi. Non hanno ferie, né diritti”. Una situazione fuori controllo sui cui bisogna intervenire tempestivamente.

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