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Acceleratore lineare al Goretti, i soldi della Regione per comprare una macchina già vecchia. Sulla pelle dei malati di cancro

Il Tribunale Diritti del Malato: "Sarebbe una beffa, la Asl garantisca che si atterrà alla delibera"

acceleratoreLATINA – Un anno. Tanto è passato da quando la Regione Lazio ha stanziato per il reparto di Radioterapia oncologica dell’ospedale Goretti di Latina la somma importante di 2 milioni e 300 mila euro per l’acquisto di un acceleratore lineare di ultima generazione. Un anno che può cambiare la vita di chiunque, figuriamoci di un malato oncologico.

SCELTE DISCUTIBILI -La gara non è stata ancora bandita, ma si apprende che l’iter, negli ultimi giorni, ha subìto un’accelerazione essendo stato finalmente approntato il capitolato da inviare in Regione per l’approvazione. Il passaggio procedurale, però, lungi dall’aver allietato sanitari e tecnici, ha fatto gridare più di qualcuno allo scandalo, perché il macchinario che la Asl avrebbe deciso di acquistare con quello stanziamento, non sarebbe affatto di ultima generazione, ma già vecchio. Anzi, uscito di produzione e venduto (cinicamente) dalle ditte produttrici, nei paesi del terzo mondo.

PAZIENTI DI SERIE B – I malumori in ospedale sono forti per una decisione che  – dicono – affosserà per sempre un reparto già afflitto da uno storico gap tecnologico, confermando (e questo è il peggio) la posizione di svantaggio nelle cure dei  pazienti oncologici pontini (che in fondo pagano le tasse come gli altri e hanno un diritto alla salute di pari grado). La domanda che molti si fanno ai piani bassi del Goretti è: perché se i fondi a disposizione sono sufficienti ad acquistare un apparecchio all’avanguardia, la direzione propende per un acceleratore lineare già fuori catalogo? Si parla di una tecnologia solo fotoni, senza elettroni, dunque inutilizzabile, per esempio, per le lesioni superficiali, come quelle cutanee di cui Latina è piena. Se così fosse, in caso di guasto dell’altro acceleratore (l’unico esistente oggi e in uso già da 10 anni) i pazienti verrebbero inviati a Roma. Ma c’è di più: la macchina su cui la Asl si è orientata, non consentirebbe il trattamento guidato dalle immagini (oggi in uso anche perché più sicuro) e non sarebbe implementabile nel tempo.

La risposta a tutto questo sarebbe da ricercare nel fatto che con la stessa somma (2,3 milioni di euro) l’oculata azienda sanitaria di Latina vuole provvedere anche ai lavori di adeguamento del bunker che deve ospitare la macchina. Ma perché fasciarsi la testa prima di cadere? Le opere murarie infatti vengono di solito realizzate dalla stessa ditta che vince l’appalto e sono affare della Asl solo nella misura in cui quest’ultima deve garantirne la qualità e dunque esercitare il controllo.  A Terni, per esempio, di recente, con 2 milioni e 200 mila euro (centomila in meno) è stata comprata una macchina di ultima generazione e realizzato ex novo il bunker che la ospita. Qui, a Latina, il bunker, c’è già.

IL TRIBUNALE DEI DIRITTI DEL MALATO – L’argomento torna attuale oggi con un’intervento del Tribunale dei diritti del Malato: “Abbiamo appreso dalla stampa locale che l’ASL Latina in questo ambito stia manifestando una inspiegabile inerzia. Come non bastasse abbiamo letto anche che la somma stanziata dalla Regione con una finalità definita con precisione inequivocabile, è minacciata nella sua entità per l’intenzione di utilizzarla in parte cospicua in altri modi.  Il 15 ottobre, quindi, facendo seguito ad una nostra richiesta, presso la direzione della ASL Latina abbiamo avuto un incontro sull’argomento con il direttore generale aziendale. Dal colloquio è emerso che il capitolato di gara è tuttora in fase di elaborazione e successivamente verrà sottoposto alla valutazione dell’amministrazione regionale per l’approvazione. Nella stessa sede come Tribunale per i Diritti del Malato abbiamo ribadito la necessità che il capitolato di gara rispetti quanto stabilito dalla delibera regionale sopra menzionata, auspicando altresì che l’amministrazione ASL garantisca trasparenza e massima apertura alla collaborazione con le organizzazioni di tutela degli utenti durante tutto l’iter procedurale”, scrive in una nota la Coordinatrice Regionale, Gianna Sangiorgi.

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