LATINA – Pubblichiamo qui l’intervento di Sergio Andreatta, ex dirigente scolastico di Latina, sul caso delle maestre sospese dal servizio per maltrattamenti. Un invito a rompere il muro di omertà che spesso avvolge situazioni come quella esplosa in questi giorni e per non screditare il buon lavoro che molti insegnanti svolgono quotidianamente.
di Sergio Andreatta
Care/i Insegnanti se avete una qualche contezza di colleghi/e stressati e fuori di testa e/o di carente professionalità, (nella casistica tra tanti buoni esempi potrebbe statisticamente accadere), avvisate immediatamente il dirigente scolastico per i provvedimenti che ritiene di adottare. Non dite “Sono fatti loro!”, non fate finta di non sentire o di non vedere”, di separarvi, la scuola è una comunità educante e interagente, non permettete che le situazioni si deteriorino ulteriormente, sarebbe grave per i diritti dei bambini, tanto più grave quanto più sono piccoli. I bambini vanno sempre tutelati, mai permettendo che siano lesi, intervenite immediatamente. Ogni insegnante deve tenere, e anche molto, al suo dovere, alla sua professionalità, alla bontà e all’efficacia dei suoi metodi, al suo aggiornamento costante, in primis alla qualità del suo rapporto con i bambini, alla proficua relazione con i genitori, alle relazioni sociali. Dovrebbe sentirsi gratificato dall’esercizio stesso di una così bella e attraente professione, sentirsi fortunato di quel lavoro, pensare a quanti più bravi e curriculati di lui ne sono invece rimasti fuori. Agli/lle altri/e del plesso dico che se avvertono problemi nell’aula vicina, e comunque qualcosa che non va, hanno il preciso dovere di comunicarlo al/la coordinatore/trice di plesso e al/la dirigente scolastico/a. L’insegnante, che riveste già un’autorità, non ha il potere assoluto e i minori che riceve e organizza in classe non sono dei suoi sudditi, tanto meno devono essere in qualche modo le vittime di un carnefice. Chi sta in questo mondo non può che stare sempre dalla parte dei bambini. Sì, ci potrebbero esser casi, anche frequenti, di genitori che non educano, addirittura che controeducano, e problemi psicologici e sociali dei figli che si riversano in classe come in un imbuto, si potrebbe registrare una situazione antropologica degradata per qualche verso, in ogni caso non è mai l’insegnante che deve deteriorarla con gesti di esasperazione. Con professionalità e psicologia, se non con amore con amorevolezza, interverrà per costruire; con umiltà chiederà aiuto, solleciterà collaborazioni, le più varie, per venirne fuori. E i genitori sono tenuti a darla, a non sottrarsi dall’impegno. Non è alzando la voce, menando le mani, strattonando, offendendo con termini e frasi inaccettabili che si può pensare di gestire una situazione scolastica. Purtroppo la dimensione psicopedagogica e metodologica dell’insegnamento è andata indebolendosi in questi ultimi anni, ma – si deve convenire – che non se ne può fare proprio a meno.
Sergio Andreatta, psicopedagogista, direttore didattico e dirigente scolastico per 33 anni (tra l’altro, proprio colui che nel 1991 ha proposto al provveditore Paolo Norcia l’istituzione della scuola dell’infanzia di Piazza Dante per sopperire alla carenza di un servizio essenziale in centro città di Latina).
Autore del saggio: BAMBINI UNA VOLTA, 1998.