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Bentornato Matteo: dimesso dal Goretti il diciottenne che ha lottato duro per continuare a vivere

Il 19 dicembre l'incidente in centro a Latina, poi quattro grandi interventi e una protesi sperimentale alle vie biliari

LATINA – Matteo Spagnol è tornato a casa. Ad aspettarlo sotto il palazzo di Piazza Moro quando è arrivato con la mamma Eliana e il papà Riccardo ha trovato fuochi d’artificio, trombette e due bottiglie di champagne da agitare come si fa alla fine di un Gran Premio. Lui ha pianto.

La festa è quella organizzata dai compagni di scuola e dagli amici più cari che lo hanno seguito giorno dopo giorno, dopo il terribile volo dalla moto, la sera del 19 dicembre, all’incrocio tra Via Fratelli Bandiera e Corso della Repubblica. Esito: fegato e vie biliari ridotte in poltiglia e un’emorragia interna immediatamente intuita dal medico del 118 che gli ha assegnato il codice rosso, quello più grave. Pronto soccorso, Tac e poi sala operatoria tra le mani del chirurgo Mario Valleriani e del suo collega Matteo De Stefano. Era notte, il paziente aveva l’emoglobina a cinque e un litro e mezzo di sangue nell’addome, di fatto a rischio imminente di morte. 

MEDICI E INFERMIERI, LA GRANDE FAMIGLIA ALLARGATA DI MATTEO – Dopo cinque mesi è mezzogiorno di sabato 14 maggio, ed è tutta riunita sotto i palloncini colorati appesi al soffitto del reparto di Chirurgia, la grande famiglia allargata di Matteo. La prima festa di questa giornata piovosa, stracarica di emozioni, è stata infatti quella organizzata da medici e paramedici per il grande giorno della dimissione, un banchetto a sorpresa festosamente liberatorio nel reparto al secondo piano del Goretti dove scroscia un applauso. Matteo sorride quasi imbarazzato, con i suoi trenta chili di meno, dentro una maglietta con la scritta NIKE, che per un giorno ha tutto il significato antico della parola greca: VITTORIA.

IL CHIRURGO – “Ho temuto davvero di perderlo”, confessa oggi Valleriani, aiuto presso la Uoc di Chirurgia diretta da Marco Sacchi. E invece lo ha operato per cinque ore, piegato da una parte per poter accedere meglio alla zona. Poi lo ha operato una seconda volta per una nuova emorragia. Poi lo ha operato di nuovo il primario e lo hanno operato ancora a Roma. Ora è il momento del congedo e Valleriani non riesce a nascondere gli occhi lucidi.
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VI VOGLIO RACCONTARE LA NOSTRA BUONA SANITA‘ – “Questa storia la voglio raccontare – dice Eliana, la mamma di Matteo – perché lo devo a tutte le persone che ci hanno sostenuto in questi mesi. Alla nostra famiglia senza la quale non ce l’avremmo fatta. Ma soprattutto ai medici e agli infermieri dell’ospedale di Latina che hanno salvato la vita di mio figlio quando sembrava che non ci fossero margini di salvezza. Ho scoperto sulla mia pelle che qui ci sono grandi professionalità, in una struttura carente. Ho visto queste persone fare turni estenuanti, 24 ore di seguito, operare un paziente dopo l’altro, senza mai farci mancare una parola di conforto o il loro abbraccio. Nemmeno quando per una violenta infezione, hanno dovuto (e ci sono riusciti) trasferire Matteo al Centro Trapianti di fegato dello Spallanzani di Roma. Ci hanno seguito anche lì”. Più di un mese a combattere contro una sepsi che rischiava di portarselo via quando l’emorragia era ormai un ricordo.
IL TORO – Ma “Matteo è un toro”, così lo chiamavano al San Camillo, Giuseppe Ettorre direttore del centro trapianti e l’anestesista Mario Antonini che lo hanno curato prima di rimandarlo in Chirurgia a Latina dove ha percorso l’ultimo tratto di questo lungo e doloroso cammino, sotto lo sguardo della caposala Silvia Legge, degli infermieri  e affidato per la missione finale ai medici della Radiologia Interventistica: il primario Roberto Cianni e l’aiuto Ermanno Notarianni lo hanno sottoposto ad una serie di micro-operazioni fondamentali per la ricostruzione delle vie biliari totalmente compromesse. Eliana e Riccardo li chiamano scherzosamente gli idraulici di Matteo.

Sono loro che venerdì pomeriggio, dopo cinque mesi di ospedale e l’esito positivo degli esami diagnostici, hanno sfilato i 13 drenaggi che hanno consentito al ragazzo di vivere, proprio come si recide un cordone ombelicale.
ASCOLTA  Eliana, la mamma, e il dottor Notarianni

UN SUCCESSO DI TUTTI – “Oggi festeggiamo un successo che è prima di tutto di Matteo, ma è stato possibile anche grazie alla collaborazione tra reparti, quello di Chirurgia, di Rianimazione e di Radiologia Interventistica del Goretti e alla collaborazione inter-ospedaliera che ci ha consentito di spostare Matteo in una struttura specializzata quando ce n’è stato bisogno”, racconta il dirigente della Uoc Marco Sacchi.

Ascolta Sacchi

“Matteo ci mancherà – dice Valleriani – ma siamo molto felici di poterlo restituire alla sua vita. Il ragazzo ha carattere, anche se ci vorrà tempo perché possa superare il trauma. Penso comunque che tutto quello che ha vissuto lo renderà un uomo più forte”.

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