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Trasfusioni infette, 101 mila euro di risarcimento per una donna di Latina

Nel 1970 le furono trasfuse due sacche di sangue, dopo anni ha contratto l'epatite C

sangue-infettoLATINA – Il Tribunale di Roma ha condannato il Ministero della Salute a pagare 101 mila euro con interessi, per mancata vigilanza e controlli delle trasfusioni di sangue somministrate nel 1970 presso l’ospedale S.M. Goretti a una donna di Latina risultata positiva al virus dell’epatite C nel 2009.

Il risarcimento riconosciuto dopo 46 anni è di 101mila euro (esattamente € 101.163,33) ma con interessi e rivalutazione corrisponde a 120mila euro circa.

Nel 1970 alla donna, vennero trasfuse alcune sacche di sangue, accertate come infette durante il processo iniziato nel 2012. Nonostante il lungo lasso di tempo trascorso dalle trasfusioni del 1970 all’inizio della causa del 2012, il Tribunale ha accolto la tesi dell’avvocato Renato Mattarelli – che ha assistito la donna – secondo cui, per provare la relazione causale fra le trasfusioni al Goretti degli anni ’70 e il contagio del virus, non è necessaria la prova certa che i donatori siano stati rintracciati e trovati positivi all’epatite C. Secondo l’avvocato Mattarelli è invece sufficiente un grado di probabilità pari al 50% quando non sussiste la prova che il contagiato (come nel caso della donna di Latina) abbia avuto comportamenti a rischio di infezione epatica come ad esempio: promiscuità sessuale, terapia dialitica, interventi chirurgici, omosessualità, body piercing, tatuaggi, ecc.

Nella sentenza il giudice ha infatti affermato che il consulente medico nominato dal tribunale “..ha poi evidenziato che “nel caso in esame non sono emersi elementi anamnestici o comportamentali della donna che possano ricondurre l’infezione epatitica a causa diversa dall’emotrasfusione di trent’anni fa , precisando che la patologia cui l’attrice è affetta trova sicuro momento ezipopatogenico in una infezione virale da HCV post-trasfusionale…Nel merito, dalla documentazione in atti e dalle risultanze della consulenza tecnica di ufficio risulta che l’attrice, ricoverata nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale S. Maria Goretti di Latina nel 1970 per assistenza al parto in una gravidanza a termine senza menzione di rischi superiori allo standard, fu sottoposta a due trasfusioni…”.

Il giudice ha rilevato l’inutilità della pratica trasfusionale (notoriamente pericolosa) e soprattutto che le somministrazioni di sangue avvennero “…senza che peraltro fossero esplicitate le ragioni cliniche di tale decisione nella cartella clinica in atti)…”.

L’avvocato Mattarelli farà appello per l’importo liquidato di 101mila euro in favore della donna poiché molto più basso rispetto il grave danno alla salute emerso in corso di causa e dalla consulenza medica legale che ha riconosciuto una invalidità permanete del 50% da cui però il tribunale si è discostato e diminuito. Nell’ultimo atto difensivo infatti il legale della donna aveva richiesto una condanna superiore a 500mila euro.

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