SABAUDIA – Dopo l’indagine preliminare sulla moria di piante nel Parco nazionale del Circeo, si insedierà a metà novembre un tavolo tecnico-operativo che avrà il compito di attuare le misure possibili per contenere l’invasione di fitofagi che sta danneggiando la foresta demaniale e il promontorio del Circeo. Con effetti visibili ad occhio nudo.
Lo studio realizzato dal Cra di Firenze e dal Crea, grazie a prelievi effettuati su piante di carrubo, quercia e cerro, ginepro, leccio, acero, liquidambar e magnolia ha consentito di verificare che sono diverse le specie (sia legnose che ornamentali) interessate a fenomeni di deperimento attribuibili a diversi insetti: lo Xylandrus compactus, per esempio, uno scolitide esotico introdotto in Italia di recente, oppure il confratello Xylandrus Classiusculus; o ancora esemplari della famiglia degli Hypoborini trovati sui larici; o l’imenottero Cinipide trovato sui ramoscelli apicali di querce, cerri e sugheri. I primi (Xylabndrus) coltivano all’interno della pianta – spiegano gli esperti – funghi patogeni di cui si nutrono le larve in via di sviluppo ed è difficile prevedere gli effetti dannosi prodotti dalla combinazione dei fitofagi e dei funghi patogeni. Proprio per verificare l’aggressività e la diffusione è stata prevista un’intensa e costante attività di monitoraggio.
“A questo punto – commenta il Direttore del Parco nazionale del Circeo, Paolo Cassola – completata l’acquisizione di tutti i pareri richiesti ai ricercatori della Università della Tuscia, del Crea e del Servizio fitosanitario regionale, si svolgerà entro la metà di novembre una riunione che permetterà l’insediarsi di un tavolo tecnico operativo con la partecipazione anche del Corpo Forestale dello Stato. Voglio esprimere un sentito ringraziamento agli assessorati regionali all’agricoltura e all’ambiente che seguono da vicino l’evolversi della situazione e ai ricercatori coinvolti per la celerità e l’efficacia delle analisi prodotte che diventerà indispensabile per decidere tutti assieme le modalità operative nel tentativo di contenere questo grave fenomeno.Continua il nostro appello con spirito collaborativo verso i privati – sottolinea il direttore del Parco – a segnalare innanzitutto a tecnici specializzati il manifestarsi di fenomeni simili a quello descritto dai ricercatori”.