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la sentenza del giudice

Sapa di Fossanova, a due anni dalla chiusura reintegrati quattro lavoratori

La Fiom: "Sentenza che va oltre il caso specifico e racconta il valore dell'articolo 18"

protesta sapa

Nel 2014 la protesta fuori dal Tribunale

LATINA – Il licenziamento è ingiusto e dunque quattro lavoratori della Sapa Profili di Fossanova sono stati reintegrati dal giudice del Tribunale di Latina. Lo rende noto al Fiom di Latina che ha vinto la causa, assistita dagli avvocati Michelangelo Salvagni, Massimo Bellomo e Pietro Libertini. L’azienda è stata condannata anche al risarcimento per danni fino a 12 mensilità.

“L’articolo 18 è un bene comune, i licenziamenti senza giusta causa vanno condannati. E’ questa la lezione – commenta in una nota il sindacato di categoria della Cgil dopo che il giudice, accogliendo la tesi dei lavoratori, ha accertato l’illegittimità della procedura di mobilità a loro danno “poiché il criterio di scelta indicato dalla Sapa è risultato del tutto falso”.
In pratica, quando nel maggio 2014 la Sapa annunciò la chiusura dello stabilimento di Fossanova e il licenziamento di tutti i suoi 136 lavoratori a causa di “forti perdite economiche”, 6 lavoratori furono ricollocati nello stabilimento di Atessa, in Abruzzo. “Da qui  – spiega la Fiom – l’illegittimità dei criteri di scelta giudicati tutt’altro che oggettivi e il riconoscimento per i lavoratori ricorrenti della tutela reintegratoria piena ex art. 18 Legge n. 300/70.  Si tratta  – commenta il sindacato – di un provvedimento destinato a superare i confini del caso specifico, con effetti che vanno ben al di là dello stabilimento Sapa, dimostrando quanto sia importante – contro le logiche che hanno portato al varo del Jobs Act – l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e il diritto a riavere il proprio posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. Per la Fiom-Cgil è anche una sentenza che va nella stessa direzione dei referendum indetti per la prossima primavera che propongono di ripristinare ed estendere l’articolo 18 a tutte le forme di lavoro dipendente”. I lavoratori licenziati la Fiom per 15 mesi ai tempi della chiusura erano stati in assemblea permanente in fabbrica, il sito era stato scelto anche per un consiglio comunale e  la vicenda aveva visto l’interessamento di molti sindaci del comprensorio, ma senza risultati.

“L’unico cruccio  – sottolinea oggi la Fiom – è solo  non essere riusciti a far comprendere alle altre organizzazioni sindacali, alle istituzioni locali, regionali e nazionali, che si poteva vincere anche la battaglia per il mantenimento del sito di Fossanova”.

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