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la polemica

Il Comune saluta la Casa dell’Architettura. Cefaly: “Siamo basiti, pensavamo ci volessero dare una sede più grande”

Dopo la lettera di disdetta della convenzione, mistero su chi abbia preso la decisione

LATINA – Alla soglia del compimento dei vent’anni, la Casa dell’Architettura di Latina si vede arrivare una lettera con la quale il Comune avverte che non intende rinnovare la convenzione. Dunque dal 9 marzo (questa è la data x) l’istituto di ricerca guidato dall’architetto Pietro Cefaly potrà restare al suo posto grazie all’accordo con il Demanio che è proprietario dei locali del vecchio ospedale in Via Rattazzi,  ma perderà il sostegno del Comune. Dovrà in parole povere autosostenersi, pagando da solo le utenze. Sono tanti a insorgere e sui social dilaga la protesta.

“Significherebbe lasciarci in braghe di tela. Certo non potrò pagare io le bollette con la mia pensione da architetto, questo è chiaro”, si irrita Cefaly che si dice basito per quanto accaduto. Non se lo aspettava? “Assolutamente no, nel 2018 compiremo 20 anni, siamo passati attraverso varie amministrazioni e sindaci, e mi sembrava che intorno a questa realtà ci fosse ampio consenso. Immaginavo  addirittura che potessero un giorno prodigarsi per ampliarci la sede, magari spostandoci all’ex tabacchificio, perché è di spazio ulteriore che abbiamo bisogno”, aggiunge.

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E ora? Resta da trovare una soluzione se non si vuole buttare al macero un lavoro che riguarda la storia urbanistica della città di Littoria prima e di Latina poi: “Qui non si tratta di foto d’epoca di cui sono pieni i mercatini. Aiutare la Casa dell’Architettura significa in concreto sostenere la ricerca e fare in modo che veramente diventi la casa della storia delle vicende urbane di questa città fino ai giorni nostri. Sempre che al Comune interessi. Io direi di sedersi a tavolino, vedere se l’attività di ricerca della casa dell’Architettura svolge interessa ancora e poi una soluzione si trova”.

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