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Da Capoportiere al Circeo sensori e algoritmi per mappare dune e fondali

Lo studio di Ispra, Cnr, Enea e Iuss Università di Pavia ha fotografato la nostra preziosa riserva di sabbia

LATINA – Sensori ad alta risoluzione, algoritmi e tecnologie di telerilevamento per la difesa e la conservazione delle coste italiane a rischio erosione. Sono gli strumenti che ISPRA, CNR, ENEA e Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia hanno sperimentato per il monitoraggio delle dune costiere e dei fondali marini in una ricerca  concentrata, in particolare, sull’analisi delle dune costiere da Capoportiere al Circeo,  scattando una vera e propria ‘fotografia’ di quest’ area, da cui è stato possibile rilevare che le dune costiere rappresentano una barriera naturale all’innalzamento del livello del mare e la loro vegetazione è in grado di trattenere sabbia, una risorsa naturale di valore inestimabile che scarseggia sempre di più lungo i litorali.

E allora qual è lo stato di salute delle nostre dune? Lo abbiamo chiesto a uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio, Sergio Cappucci  (che lo ha firmato con Andrea Taramelli per IUSS e Ispra, Federico Filipponi e Alessandra Nguyen Xuan dell’Ispra ed Emiliana Valentini del CNR), e ha giocato in casa, essendo lui di Latina: “Abbiamo visto cose che non avevamo mai visto prima. La caratterizzazione e la conservazione delle dune costiere  – spiega – contribuisce a proteggere le spiagge dall’erosione in quanto costituiscono una riserva di sabbia e, quando le mareggiate invernali colpiscono i litorali, questi depositi rappresentano l‘ultima protezione naturale dalle inondazioni. Quindi, studiare e proteggere questi ambienti naturali ha ricadute dirette sull’economia del Paese e non solo sull’area di studio, il Parco Nazionale del Circeo, scelta per implementare la tecnologia”.

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Negli ultimi 30 anni  – ricordano in una nota da Enea – le dune del Parco Nazionale del Circeo sono state oggetto di numerosi interventi per proteggerne la base, ridurre le perdite di sabbia verso l’entroterra a causa del vento e limitare l’impatto del calpesti. Queste azioni hanno consentito finora di conservarle, ma i cambiamenti climatici e la recrudescenza delle mareggiate ne mettono continuamente a rischio l’esistenza.

 

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