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appia Day

I misteri dell’Antica Minturnae: riemerge un tratto di Appia “cancellato”

Visita al nuovo sito con l'archeologa Giovanna Rita Bellini

MINTURNO – Un’ altra porzione di Appia Antica è emersa a Minturno dagli scavi realizzati su un’area comunale limitrofa a quella del più famoso teatro romano. Nuove tracce dell’antica e importante città romana sono emerse circa due metri sotto il piano di campagna e raccontano dell’esistenza di un Augusteum, dedicato al culto dell’Imperatore, in asse con il grande santuario urbano. “E’ la prima volta che una forma così macroscopica di culto, che sappiamo essere esistita a Ercolano, emerge nelle città del Lazio meridionale”.

Altri elementi importanti sono l’inizio della Minturnae imperiale in una continuità ideologica con la prima, e la fine di questo tratto di Appia che gli archeologi ritengono “volutamente obliterata” e quindi chiusa con materiali provenienti dagli edifici esistenti e ormai svuotati della loro funzione,  in un periodo successivo compreso tra il VI e l’VIII secolo. “Stiamo studiando il perché la strada sia stata obliterata, quali esigenze di difesa abbiano spinto gli abitanti a farlo”, racconta la responsabile degli scavi Giovanna Rita Bellini della Soprintendenza ai beni Archeologici per le province di Frosinone, Latina e Rieti.

Così, un pezzo alla volta, grazie a un finanziamento del Ministero per i Beni Culturali continua l’opera di ricostruzione della vita che si è svolta vicino al Garigliano, in un punto risultato strategico anche molti secoli più avanti.

Oggi, su richiesta del sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli  (pioggia permettendo), la prima di tre giornate di visita in occasione dell’Appia Day, mentre le prossime si svolgeranno nel fine settimana del 17 e 18 ottobre, tutte su prenotazione.

Qui un’anteprima della visita raccontata dall’archeologa Giovanna Rita Bellini: “Ogni città dovrebbe conoscere le proprie origini per potersi identificare ed esserne orgogliosi e credo sia questo il messaggio più importante della Convenzione di Faro: non una cultura calata dall’alto, una tutela vista in termini vincolistici, ma il popolo stesso di un territorio che diventa custode della sua identità”.

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