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l'accoglienza

La storia di Irina, Ana e Marena in fuga dall’Ucraina e benvenute a Latina

Le ha accolte la famiglia Zuliani-Camilletti: "Sono queste le cose per cui vale la pena vivere"

LATINA  – La nostra famiglia ringrazia sinceramente le persone che oggi ci stanno aiutando ad adattarci al nostro nuovo Paese. Fuggendo dalle possibili conseguenze della guerra in corso in Ucraina, temendo costantemente per la vita dei figli, lasciando in un momento tutto ciò che si è guadagnato durante la vita, dobbiamo ricominciare da zero in un paese straniero: imparare a capire, parlare e scrivere per trovare vestiti e alloggio, per ottenere pane e acqua da qualche parte. Andando a Latina, ho pianto quando pensavo di non poter trovare un alloggio, cibo caldo per i miei figli. Tuttavia, grazie a Dio, le persone con un grande cuore caldo ci hanno incontrato dal primo minuto e continuano a preoccuparsi per la nostra famiglia ogni giorno“.

Così, e grazie a Google traduttore capace di abbatte le barriere della lingua, Irina, racconta la sua storia di profuga dall’Ucraina e ringrazia Nicoletta Zuliani Cammilletti, insegnante d’inglese conosciutissima a Latina anche per la sua attività politica, che ha deciso con il marito e i figli di condividere la sua casa e stravolgere la sua “comoda” routine, per accogliere lei e  sue ragazze giovanissime. Tre donne in fuga dall’Ucraina arrivate a Latina domenica e da martedì ospiti della nuova famiglia. Irina ha 43 anni, Ana  e Marena, 12 e 14 anni. La prima è chiamata ad una tripla doppia sfida: ricominciare a vivere in un nuovo Paese, provare a garantire un futuro alle sue figlie  e continuare a combattere contro una malattia oncologica che richiederà, a brevissimo, un nuovo ciclo di chemioterapia.

Sono arrivate a casa nostra l’8 marzo, tre donne, nella Giornata della Donna, ed era anche il mio giorno libero per cui ho potuto trascorrere con loro tutta la mattinata. Quando Ana è entrata nella stanza che le abbiamo destinato, dove c’è il pianoforte di mio figlio musicista che vive ad Amsterdam, si è messa subito a suonare, perché studia il piano, è stato commuovente.  E quando al parco ci siamo sedute su una panchina, le ragazze hanno notato subito che i due cestini della spazzatura più vicini, erano uno azzurro e uno giallo, proprio come la bandiera ucraina”. Piccole coincidenze che sembrano segni e aiutano a ben sperare in questo compito che Nicoletta e la sua famiglia si sono assunti.

“Sono stati la prima famiglia a inviarci la loro disponibilità all’e-mail che come Comune abbiamo istituito per raccogliere la disponibilità di posti letto. E così li abbiamo scelti per il primo progetto di ospitalità a Latina”, spiega l’assessora al Welfare Francesca Pierleoni che con il suo Servizio sta organizzando la rete dell’accoglienza nel capoluogo.

Quanto alla decisione della famiglia Camilletti-Zuliani, dicono sia stata facile, come lo sono le cose importanti: “La guerra ci tocca nel profondo come umanità e noi volevamo fare qualcosa che non fosse soltanto un partecipare o tenerci informati. Così abbiamo colto l’appello del Comune – racconta Nicoletta su Radio Immagine –  Io ho un casa con una stanza da letto in più, perché ho un figlio che vive ad Amsterdam, è una stanza molto grande e quindi ci è venuto spontaneo dirci: perché non ospitiamo noi chi ha bisogno ? Sono quelle scelte che nella vita sono importanti, e sai che vale la pena di vivere per questo e non per altro. Se bisogna stare un po’ più scomodi per un ideale grande che è quello della fratellanza universale, va bene anche stare un pochino scomodi”.

Irina non ha atteso neanche un minuto per ringraziare la famiglia accogliente e ha pregato Nicoletta di pubblicare su Fb la sua lettera (tradotta come detto con Google Traduttore): “Il popolo italiano che ci era completamente estraneo – ha scritto –  è diventato in un istante i nostri salvatori e amici: già all’ingresso di questo paese abbiamo sentito il sostegno agli ucraini: tè caldo, articoli per l’igiene sono stati offerti a tutti coloro che hanno attraversato il confine. Andando a Latina, ho pianto quando pensavo di non poter trovare un alloggio, cibo caldo per i miei figli. Tuttavia, grazie a Dio, le persone con un grande cuore caldo ci hanno incontrato dal primo minuto e continuano a preoccuparsi per la nostra famiglia ogni giorno. Sentiamo il loro sostegno in tutto: nella perseveranza nell’interpretare parole a noi sconosciute, nella cura del nostro cibo e dei nostri vestiti, nell’attenzione alle nostre esperienze e preoccupazioni. Tale supporto è commovente, perché eravamo in una situazione disperata e non potevamo nemmeno credere a l’aiuto di cittadini di un altro paese … ma siamo stati molto fortunati ad incontrare persone intraprendenti, gentili e aperte che sono desiderose di darci tutto, avvolgono noi e ci simpatizzano con l’attuale situazione in Ucraina. Siamo sinceramente grati a queste persone e speriamo che la guerra della Russia contro l’intero mondo civile, le cui vittime sono comuni ucraini innocenti, finisca presto e potremo tornare alle nostre case e vedere il pacifico cielo ucraino e invitare nuovi italiani amici che si uniscono a noi”.

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