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violenza sulle donne

Al Liceo Classico di Latina, Margherita e Yasmine contano fino a 106, poi un minuto di rumore

Le due rappresentanti riuniscono la scuola in cortile: "Giulia siamo tutte noi"

LATINA – Hanno fatto rumore. Un minuto di rumore, ricordando Giulia Cecchettin e tutte le altre donne uccise nel 2023. Anche gli studenti del Liceo Classico Dante Alighieri di Latina, si sono uniti idealmente alla marea che sta montando nel ricordo della studentessa uccisa dall’ex fidanzato che non sopportava l’idea di vederla laureata e un passo avanti a lui.

Al termine della prima ora, gli studenti si sono fermati per un momento di riflessione condivisa, coordinati dalle rappresentanti d’istituto Margherita Riolo e Yasmine Ottone. Sono state loro, la prima studentessa del quarto anno e l’altra del quinto, a dare il via alla manifestazione al suono della campanella delle 9. Amplificate dal megafono, hanno percorso i corridoi della scuola contando fino a 106, tante quante sono le donne vittime di femminicidio. Poi i ragazzi si sono riuniti in cortile dove le due studentesse hanno letto i loro interventi, e prima del  ritorno in  classe, nei due atri e ai piani superiori del liceo di Viale Mazzini, tutti hanno fatto un minuto di rumore. Quindi, le lezioni sono riprese regolarmente.

Sono tante le iniziative nella settimana che culminerà sabato 25 novembre nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ma mai nelle scuole c’era stata una mobilitazione come quella che si sta vedendo quest’anno: “Perché Giulia siamo tutte noi”, ha spiegato Margherita nel suo discorso davanti ai compagni di scuola.

“Giulia potrei essere io. Giulia potrebbe essere mia sorella. Giulia siamo tutte noi. Non possiamo sottovalutare la portata della violenza maschile sulle donne – ha detto la rappresentante -. Perché Filippo potrebbe essere mio fratello, potrebbe essere un mio amico. Potrebbe essere qualcuno di noi. Oggi siamo tutte e tutti chiamati a una responsabilità. Collettiva. Da quando siamo piccole, siamo state abituate a stare attente, ad essere discrete meglio se silenziose, a non esagerare, a cercare qualcuno che ci protegga e di cui prenderci cura, ad essere belle ma guai ad essere provocanti. La donna deve aspirare alla perfezione. L’uomo invece viene educato a proteggerci, ad essere coraggioso, forte. Dentro questo schema, a perdere siamo tutte e tutti.

Mettere in discussione se stessi, non significa assumersi la colpa di quello che accade e che pensiamo come singoli di non fare mai. Significa assumersi una responsabilità collettiva nella consapevolezza che lo stupro e il femminicidio sono solo l’apice di una cultura dello stupro che parte dalle piccole cose ad esempio una battutina. Ma può essere anche l’imposizione di non frequentare gli amici maschi, di non uscire vestita come cazzo ti pare, di non andare in discoteca con le amiche. Almeno una di queste cose l’avete fatta o vista fare. Siamo chiamati tutte e tutti a vigilare su questi comportamenti affinché non esistano più Giulia.

Ci vogliamo vive. Non possiamo più stare zitte e zitti. Dobbiamo fare rumore.

Serve a noi, serve al nostro futuro. Ora è toccata a Giulia ma un domani potrei essere io, potrebbe essere mia sorella, potrebbe essere una nostra compagna di classe, potrebbe essere una nostra conoscente, ma sicuramente toccherà ad un’altra donna. E io direi basta, non possiamo più accettarlo, fscciamoci sentire, tiriamola fuori la voce adesso che ce l’abbiamo con un governo che nei giornali sotto un fatto di cronaca prova a mettere le mani avanti inserendo dati che evidenziano la diminuzione dei casi di femminicidi in Italia e che in classifica siamo quart’ultimi in Europa per femminicidi. Dobbiamo farci sentire noi, deve uscire la voce della nostra ragione. Sono sicura che ci sia qualcuno, qui oggi, in mezzo a noi che non stia dando il giusto peso a quest’orribile verità, è il momento di svegliarli, di svegliarci tutti. Il primo passo di altri 100. E andassero a fanculo sti bravi ragazzi, alla fine sono sempre loro ad ucciderci”.

Nel video, l’invito di Yasmine ai compagni di scuola a fare rumore.

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