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genoma da salvare

A Ninfa sono arrivati i figli degli alberi patriarchi: due cerri, una quercia e un rovere

Antonella Ponsillo: "Hanno un patrimonio genetico peculiare". Amodio: "Un'operazione che guarda al futuro, nello spirito dei fondatori"

LATINA –  A Ninfa sono arrivati i figli dei patriarchi, alberi secolari –  viventi o scomparsi –  da cui sono nate nuove generazioni che il Giardino voluto dalla famiglia Caetani sta accogliendo per contribuire a preservarne il genoma. Quattro di questi speciali esemplari infatti sono stati donati di recente alla Fondazione Roffredo Caetani e sono stati piantati in un’area dell’Oasi naturale di Pantanello scelta perché particolarmente adatta: oggi, come nursery, e in futuro sufficientemente spaziosa per accogliere alberi destinati a raggiungere grandi dimensioni. Noi non vedremo questi “figli” diventare a loro volta patriarchi, ma magari, fra diverse decine di generazioni, bambini che dalle nostre famiglie discendono, formeranno una catena di braccia per misurarne il tronco.

“L’idea di portare i patriarchi a Ninfa nasce grazie ai buoni rapporti intrattenuti dallo storico direttore del Giardino di Ninfa, Lauro Marchetti, con l’Associazione Patriarchi della Natura che si occupa appunto di recuperare figli di alberi plurisecolari in varie parti d’Italia per recuperarne i semi e  dare vita a nuove piante con lo stesso patrimonio genetico”, spiega la direttrice del Giardino di Ninfa Antonella Ponsillo. Una cura che consente a generazioni di vegetali di sopravvivere anche quando il capostipite si estingue.

Sono arrivati così un Cerro di Brienza (Quercus cerris L.) che arriva dal comune di Brienza in provincia di Potenza, figlio di un esemplare vissuto 500 anni, prima di cadere nel 2020. Ancora più antico è l’avo di un Cerro di Amatrice (Quercus cerris L.) la cui pianta madre morta nel 2021, era arrivata alla veneranda età di 600 anni, venuta su in epoca rinascimentale. C’è poi una Quercia delle Streghe (Quercus puberscens Willd.) proveniente da Loreto Aprutino; il comune  perugino se ne è dovuto separare dopo averne goduto la bellezza per 420 anni. L’ultimo esemplare discende invece da un Rovere di Caronia (Quercus petraea subp. austrotyrrhenica) che ha vissuto per 400 anni (fino al 2021) nel comune messinese che fa parte del Parco dei Nebrodi.

E non si deve restare delusi se arrivando nella radura di Pantanello scelta per piantarli, si vedranno solo dei fuscelli. E’ il patrimonio di cui sono portatori questi quattro discendenti, che si stanno ambientando nel loro nuovo habitat, ad avere un grande valore che Ninfa, con il suo microclima, si candida a preservare.

“La loro presenza ha certamente un valore scientifico legato al fatto che si tratta di piante che sono figlie di alberi molto antichi, quindi con un genoma del tutto peculiare. Inoltre è probabile che di queste piante così antiche non se ne conoscano tutti i principi, le qualità, le proprietà e in questo modo, quando saranno gradi, si potranno studiare anche qui da noi a Ninfa”, aggiunge Ponsillo, spiegando che c’è anche un valore umano: “L’uomo fa tanti danni in natura ma riesce anche a porre in essere qualche piccolo rimedio”.

Con la raccolta di questo patrimonio genetico, si perpetua anche l’idea di lavorare per un futuro migliore che era cara ai fondatori del Giardino, come sottolinea il presidente della Fondazione Roffredo Caetani, Massimo Amodio.

“Tutte le attività della famiglia Caetani  – fa notare – hanno avuto una visione prospettica, uno sguardo sempre proiettato nel futuro, altrimenti non avremmo avuto Ninfa, o il Castello di Sermoneta conservato nel modo in cui è conservato. Trovo quindi che questa attività che non pensa a noi, ma al dopo di noi, è molto nello spirito dei Caetani”.

Anche a Ninfa esistono cultivar antiche la cui esistenza genetica va garantita per quando non saranno più in vita: “Impegniamo molte energie anche per le riproduzioni interne di magnolie, prunus e malus – spiega Antonella Ponsillo  –  C’è una magnolia tra le più belle del Giardino, per esempio, che fiorisce la prima volta solo quando arriva ai 35 anni di età. Lelia Caetani che la piantò, non la vide mai fiorita”. Ma noi si. Il valore degli alberi è anche questo, consegnarli alle generazioni future.

Le visite al Giardino di Ninfa riprenderanno dal 16 marzo 2024.

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