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in via aspromonte

Protesta della polizia penitenziaria davanti al carcere di Latina: “Siamo al collasso”

Il presidio contro carenza di personale e sovraffollamento

LATINA – Ridotta all’osso, la polizia penitenziaria di Latina ha proclamato lo stato di agitazione insieme con i colleghi degli istituti di Roma, Viterbo, Frosinone  e Rieti. In una manifestazione che si è tenuta questa mattina con un sit in davanti al carcere di Via Aspromonte,  le organizzazioni sindacali regionali della Polizia Penitenziaria, hanno annunciato che la protesta proseguirà con l’istituzione di presidi fissi.
Le rivendicazioni  – si legge  in una nota firmata da tutte le sigle – riguardano la carenza di personale che nel Lazio è arrivato a 900 unità sulle 3700 previste e il  sovraffollamento: oltre 6500 detenuti rispetto ai 4800 posti disponibili. “Necessitano urgenti misure a sostegno della sicurezza nei servizi, interventi che non possono più essere ignorati”,  scrivono i segretari dei sindacati SAPPE, OSAPP, UIL PA, USPP, CISL FNS e CNPP, Somma, Proietti, Riggi, Nicastrini, Costantino e Merola. Sotto accusa anche le decisioni che riguardano il lavoro straordinario e l’organizzazione del lavoro nelle strutture di detenzione.

Restando a Latina, il problema del sovraffollamento  carcerario – secondo i dati diffusi periodicamente dal Garante dei Detenuti –  raggiunge picchi elevatissimi fino a tre volte le presenze  consentite dalla capienza della struttura. Una situazione che grava sui detenuti, ma anche su chi deve garantire l’ordine e la sicurezza.

Nel Lazio  – annunciano le sigle di polizia e funzione pubblica – è stata dunque decisa la rottura delle trattative sindacali, la sospensione degli interpelli per il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria, sono state diffidate le Direzioni ad assumere decisioni unilaterali, comprese quelle attinenti al piano ferie estivo 2024 del personale di Polizia Penitenziaria.

“Auspichiamo urgenti interventi per scorrimento delle graduatorie per gli Istituti laziali e sedi extramoenia, collegati alla mobilità nazionale 2023 da parte del D.A. La situazione non è più gestibile il Lazio è in ginocchio”, scrivono sperando in un intervento del provveditorato.

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