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Malattie autoimmuni, l’alta tecnologia arriva al Goretti. Basile: “Diagnosi più veloce, sensibile e con specificità mai vista prima”

La sfida del direttore della Uoc di Patologia Clinica: diventare centro di riferimento per le malattie autoimmuni nel Lazio

LATINAAl Goretti è arrivata Aptiva, l’ultima frontiera tecnologica per trovare le autoimmunità. Si tratta di uno strumento che consente di effettuare gli esami del sangue più avanzati per la ricerca delle malattie autoimmuni che dopo il covid, sono ulteriormente in aumento, soprattutto nelle donne. Quella arrivata a Latina è la terza apparecchiatura del genere in Italia (dopo quelle degli Spedali Civili di Brescia e del San Raffaele di Milano), è la prima nel Lazio e l’unica attualmente presente in una struttura pubblica.

GIA’ IN FUNZIONE – Il macchinario, installato dieci giorni fa, è in funzione, da oggi, al primo piano dell’ospedale di Latina, nell’area del Core Lab, ma a breve raggiungerà il sesto piano dell’edificio di Via Scaravelli dove sono in dirittura d’arrivo i lavori nei locali nati per accogliere il laboratorio delle specialistiche, e per consentire l’ampliamento dell’intero servizio che effettua 4 milioni di analisi l’anno. Anche qui, sarà la tecnologia a guidare il collegamento tra i due piani: primo e sesto saranno collegati da un sistema di posta pneumatica intelligente per il trasporto automatico delle provette attraverso tubi. Sarà esattamente come se stessero nello stesso spazio.

“L’arrivo di Aptiva ci consente di avere a disposizione uno strumento di ultima generazione per la diagnosi delle malattie autoimmuni, e devo ringraziare chi ha creduto nell’importanza di acquisire questa tecnologia, in particolare l’ ex direttrice generale Silvia Cavalli e la ex direttrice amministrativa Sabrina Cenciarelli che ora è Commissario”, spiega il direttore Umberto Basile, arrivato due anni fa dal Gemelli per guidare l’Unità Operativa Complessa di Patologia Clinica DEA II Livello dell’Ospedale Santa Maria Goretti. Con sé ha portato a Latina il suo  bagaglio personale di esperto di autoimmunità, materia di cui ha cominciato a occuparsi nell’89 in Cattolica. “Un amore a prima vista”, lo definisce.

Questa nuova tecnologia – spiega Basile – consente di dare risposte in tempi veloci, con una sensibilità e una specificità mai viste prima d’ora. Consente infatti la gestione in contemporanea di undici marcatori, autoanticorpi  (su un unico campione ematico) rispetto ai sei degli altri moduli operativi, con acquisizione dei dati attraverso un sistema di imaging digitale innovativo e con una serie di vantaggi anche nella routine: ottimizzazione dei flussi di lavoro, riduzione dei tempi di risposta al paziente, minor consumo di energia e quindi minor spesa, riduzione dei rifiuti solidi e biologici e maggiore efficienza”.

Nel gruppo dell’autoimmunità lavorano, sotto la supervisione di Basile, una biologa specialista in patologia clinica, la dottoressa Valeria Carnazzo responsabile del settore, una specializzanda e tre tecnici di laboratorio. Saranno loro a presidiare la terza sezione delle quattro in corso di realizzazione al sesto piano: la prima dedicata alla diagnostica di biologia molecolare di ultima generazione (Ngs);  la seconda alla microbiologia, la terza, appunto, ad autoimmunità, citofluorimetria e ricerca dei componenti monoclonali;  e la quarta sezione che ospiterà la biologia molecolare virale, l’allergologia e una parte della tossicologia.

La mia sfida è il tentativo di portare questo laboratorio ad essere tra i primi della nostra regione e centro di riferimento per le malattie autoimmuni nel Lazio. Il tempo dirà se ci riuscirò“, conclude Basile.

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