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Una storia già scritta… un futuro da scrivere

di Damiano Coletta

DAMIANO COLETTALa fine anticipata dell’amministrazione Di Giorgi era una storia già scritta.
Dopo penultimatum, minacce, cambi di casacca, rinvii dell’ultimo minuto.
Senza vergogna.
Del resto, se non si ha il senso della “vergogna”, non si potrà mai avere il senso del rispetto per il cittadino e per il bene comune.
Ci hanno lasciato cumuli di immondizia e montagne di erbacce.
Ci hanno lasciato una città vittima del malaffare strisciante, avamposto della camorra.
Ci hanno lasciato indagini giudiziarie sugli inciuci urbanistici che hanno paralizzato la città.
E ora l’ennesima paralisi amministrativa, alla ricerca dell’ennesimo accordo sull’ennesima spartizione di potere (Acqualatina).
È sembrato un regolamento di conti tra bande, forse perché di questo si è trattato.
Bande della malapolitica.
Ora volano gli stracci sopra le nostre teste: c’è chi addirittura evoca “il bene dei cittadini di Latina “ e minaccia rivelazioni clamorose sulle collusioni degli ex compagni di maggioranza (Fratelli d’Italia) e chi brinda alla vittoria dopo aver tradito il mandato degli elettori e già si propone per il futuro “… siamo una classe dirigente seria e preparata, possiamo ambire a guidare ancora Latina” (Forza Italia).
Il sindaco che tira fuori gli scheletri dall’armadio… troppo tardi e troppo parziali.
Si paventano alleanze potenzialmente nefaste per il futuro della città (PD e FI o sue fazioni).
Ci lasciano una città malata, anzi fa loro comodo farci credere che questa città sia cronicamente malata, perché da domani si spacceranno tutti per medici guaritori e portatori di cambiamento e discontinuità, da sé stessi.
Sicuramente è una città priva di una visione di insieme, di una identità, con tante questioni irrisolte (le opere bluff), espressione del pensiero mediocre di chi l’ha gestita e frutto delle varie situazioni di ricatto reciproco all’interno della coalizione di governo; tutto questo non può che determinare l’annientamento del senso del bene comune.
Ma questa città non è cronicamente malata, è stata purtroppo malcurata, nonostante il fermento sano che la attraversa, ma che ancora non trova la possibilità di esprimersi compiutamente.
Cosa serve per avviarla a pronta guarigione?
Serve sicuramente un’operazione chirurgica per asportare il sistema virulento della “malapolitica”.
Serve un taglio netto, perché la classe politica locale di questi ultimi 20 anni ha completamente fallito: ha costruito il proprio consenso ingannando generazioni di cittadini con annunci tanto tromboneschi quanto farlocchi, talvolta con la tacita complicità dell’opposizione; o anche con il ricorso massiccio ai “favori” (leciti o meno, lo stabilirà la magistratura), calpestando la dignità dei cittadini.
Servirà un po’ di psicoterapia per ricomporre la memoria di chi, da domani, inizierà a dissociarsi da sé stesso, inventandosi come politico del “cambiamento” dopo aver (mal) governato per lustri.
Serve soprattutto che i cittadini non dimentichino, non si rassegnino, non girino la testa dall’altra parte, non si turino il naso e non lascino di nuovo campo libero a chi fino ad ora il campo l’ha devastato.
In poche parole, serve che i cittadini aprano finalmente gli occhi, la smettano di rassegnarsi e non si rifugino nell’autolesionistica astensione.
Serve voltare pagina per davvero, dando fiducia a chi veramente mette al centro del proprio agire il bene comune.
Perché chi andrà a governare troverà eredità “scomode” in mezzo a cumuli di macerie: la questione non risolta della Metroleggera, la gestione dei rifiuti, l’acqua, il cimitero, gli asili nido, le scuole materne…
Tutto questo significa gestione del Bene Comune.
Senza dimenticare che, grazie all’impegno dei movimenti civici, esistono già progetti sulla buona gestione del Bene Comune, frutto dell’impegno di chi ha competenza e soprattutto credibilità.
Serve la capacità di investire sulle risorse della città .
Serve dare alla propria città una vera identità culturale, una vera progettualità della mobilità sostenibile, un’idea di sviluppo e di sostegno all’occupazione.
Sono cose che si possono fare (pur se ce le hanno fatte passare per impossibili) utilizzando sempre gli stessi ingredienti: competenza, onestà e credibilità.
Serve restituire ai cittadini la capacità di sognare la propria città e, da parte di ciascuno di noi, l’impegno a che questo sogno si tramuti in realtà.

Damiano Coletta
Presidente Ass. Rinascita Civile

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