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Il caso

Appalti truccati in Aeronautica, 8 arresti. Domiciliari per l’imprenditore di Latina Roberto Bacaloni

Inchiesta della Procura di Velletri su un' associazione a delinquere

elicottero-carabinieri

LATINA – Otto persone sono state arrestate, quattro in carcere e quattro agli arresti domiciliari, in un’inchiesta della Procura di Velletri per aver manipolato gare d’appalto relative all’esecuzione di alcuni lavori negli aeroporti militari di Roma. In stato di libertà invece sono state indagate 17 persone.  Ampio il filone pontino delle indagini condotte dal Noe.

GLI ARRESTATI – Otto gli arresti scattati venerdì 11 dicembre da parte dei carabinieri coordinati dal procuratore di Velletri Francesco Prete. In carcere Fabrizio Ciferri, 48enne di Grottaferrata, dipendente civile della Difesa, ritenuto dalla procura di Velletri l’autore materiale dell’alterazione dei documenti degli appalti che poi venivano vinti da diverse imprese amiche; arrestati anche Gianpiero Malzone, 48 anni, tenente colonnello in servizio presso il 2/o Reparto Genio dell’Aeronautica militare di Ciampino e gli imprenditori Giovanni Sabetti, 45 anni, di Avezzano e Massimiliano Ciceroni, 42 anni, di Anzio. Arresti domiciliari, invece, per Stefano Pasqualini, 53 anni, di Monte Compatri, dipendente civile del Ministero della Difesa; Angelica Mariana Ruscior, 35enne rumena, compagna di Ciferri; l’imprenditore Roberto Bacaloni, 59 anni di Latina e Antonio Chiaro, romano 45enne, pure lui imprenditore. Avvisi di garanzia sono stati notificati ad altri sette imprenditori, un capitano ed un graduato dell’Aeronautica militare.

I REATI – I reati ipotizzati sono, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata alla turbativa dei liberi incanti, corruzione, falso in atto pubblico ed accesso clandestino in una installazione militare. Le indagini riguardano nove gare di appalto per opere di manutenzione ordinaria o straordinaria di edifici dell’Aeronautica a Capodichino, Centocelle, Pratica di Mare, Vigna di Valle e Guidonia. Si tratta di appalti per un valore complessivo di quasi nove milioni di euro, assegnati a varie società di Roma e Latina collegate all’intermediario Giovanni Sabetti, presunto promotore dell’organizzazione a delinquere.

LE TANGENTI – Come «contropartita per l’illecita opera prestata», gli indagati avrebbero ricevuto «compensi in denaro. Le attività sono state documentate dalla Procura con cimici e telecamere piazzate negli uffici e intercettando i telefoni dei sospettati. Ne è emerso quello che il procuratore Prete ha definito un «consolidato sistema corruttivo», basato su «un modus operandi rozzo ma efficace. Le indagini proseguono e potrebbero avere presto nuovi sviluppi.

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