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il caso

Blue Whale a Latina, la Procura apre un’inchiesta. Indagini dopo la denuncia di una mamma

L'ispettore Malandruccolo: "Ma le insidie sulla rete sono molteplici. I genitori devono vigilare"

Il pm Gregorio Capasso

LATINA – La Procura della Repubblica di Latina a aperto un’inchiesta sul Blue Whale, il terribile gioco della morte partito dalla Russia che avrebbe raggiunto anche Latina. Accade dopo le segnalazioni dei servizi sociali e delle associazioni dei consumatori, ma soprattutto per far luce sul caso denunciato da una mamma che ha trovato sul telefonino di sua figlia, una bambina di 10 anni, il gruppo Balena Blue, senza riuscire ad individuare l’amministratore dello stesso. Ieri si è mosso immediatamente il sostituto procuratore Gregorio Capasso per capire che cosa ci sia dietro.

Le domande sono molte e sono quelle che tutti noi ci stiamo facendo : si tratta di emuli? E in che modo il numero di cellulare in uso alla bambina, ma probabilmente intestato ad un adulto, è finito nel gruppo? Le indagini sono partite. E il caso, al di là dei risvolti investigativi che potrà avere, serve a svegliare le coscienze di chi  è chiamato a vigilare sui minori: famiglie ed educatori a tutti i livelli. Non è un segreto infatti che spesso i ragazzi, anche giovanissimi, si muovano nella rete molto meglio degli adulti.

“La rete ha mille insidie e quella del Blue Whale non è peggiore delle altre  – sottolinea Tommaso Malandruccolo ispettore superiore della Polizia di Stato,  esperto di bullismo e di rischi del web, con una grande conoscenza di questi fenomeni acquisita entrando in contatto diretto con i ragazzi delle scuole ai quali tiene lezioni di legalità e dintorni –  Non bisogna dimenticare che sul web è sempre giorno, c’è sempre qualcuno dall’altra parte del mondo pronto a mettersi in contatto con i ragazzi. Quali rischi? Per esempio è diffuso anche a Latina e io ne ho avuto diretta cognizione, un gioco che i bambini fanno entrando nelle chat di adulti e spacciandosi per grandi. E’ il minore in questo caso ad “adescare” l’adulto, che è perverso vero, ma crede di avere a che fare con altri adulti. I ragazzi che entrano su queste chat non scambiano foto loro, ma magari foto prese dal web. E’ una cosa in cui mi sono imbattuto tante volte”.

E pi non bisogna trascurare che non su tutti la rete ha lo stesso effetto: “Il web può essere un calderone di insidie che fanno presa su soggetti già minati psicologicamente, per motivi che non hanno nulla a che fare con il web, per questo bisogna rimuovere le cause della genesi del disagio, e ovviamente controllare i propri figli. Lasciarli liberi di chattare a dieci anni è come abbandonarli in un ghetto metropolitano di notte”.

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