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L’Intervista

Mariella Nava su Luna Tira l’Arte: l’Intervista Esclusiva

Intervista alla cantautrice sul suo album “Epoca”: considerazioni, punti di vista ed ispirazioni di una delle voci più singolari del panorama italiano.

Luna Notizie ha intervistato Mariella Nava, nota cantautrice ed autrice di tantissimi brani di artisti come Mina, Lucio Dalla, Renato Zero, Gianni Morandi, Andrea Bocelli, Loredana Bertè e Gigi D’Alessio. Con 13 album solisti, 4 raccolte ed 8 partecipazioni al Festival di Sanremo, Mariella Nava è un’artista che ha segnato un’epoca. Non a caso “Epoca” è il nome del suo ultimo album: un lavoro ricco di spunti che corona i suoi trent’anni di carriera e unisce tradizione e futuro alla luce della sua poliedricità artistica.

Mariella si è lasciata intervistare da Luna Notizie e ci ha permesso di entrare in contatto con i suoi pensieri, le sue ispirazioni e i suoi punti di vista. Ne emerge il profilo di un’artista in costante aggiornamento che mette la propria sensibilità al servizio della musica, utilizzata come strumento per dare nuda voce ai moti dell’anima, la sua e di tutti quelli che si riconoscono nei suoi brani.

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Il tuo ultimo album si chiama “Epoca”,  ed è stato preceduto dai singoli “Prima di noi due” e “Il nostro correre”. Qual è il messaggio contenuto in questo lavoro? Perchè lo hai chiamato “Epoca”?

L’album rappresenta un doppio spaccato: uno all’interno della mia carriera ormai trentennale, l’altro nel tempo che sto attraversando inteso come periodo storico. E’ un tempo di trasformazione, durante il quale sono subentrati nella nostra vita oggetti che hanno modificato totalmente il nostro vivere, dal pc allo smartphone. Diciamo quindi che siamo sempre vincolati a qualcosa che sembra illuderci di avere un contatto con l’esterno e con il sociale, ma in realtà ci isola parecchio. Siamo sempre assorti in ciò che succede lì dentro e perdiamo di vista quello che ci sta intorno, che poi è quello che conta di più. Parlo delle persone che ci conoscono davvero, che ci appartengono e ci toccano davvero. Tutto questo trascurarci per guardare lontano, insomma, non so quanto sia davvero produttivo e costruttivo.

Dirigi un’etichetta che si chiama “Suoni dall’Italia”, che ha prodotto i lavori del giovane Marco Martinelli, di Mimmo Cavallo e del grande e purtroppo scomparso Fausto Mesolella. Quali sono le prossime uscite dell’etichetta e che riscontro sta avendo?

Conto solo sulle mie forze e sulla stima e l’affetto raccolti fin qui. E’ tutto ciò su cui faccio leva, è già abbastanza ed è tanta l’attenzione che riesco a ottenere e a riversare sulle cose che mi piacciono. E’ una specie di “trasfusione” che avviene attraverso la musica. Tra l’altro sono vicina a concorsi come Musicultura, Bianca D’Aponte, aree dove passano tanti talenti veri bisognosi di attenzione e desiderosi di farsi conoscere e di avere, perché no, un lancio. Quello che cerco di fare è un lavoro di instradamento, di guida, in cui cerco di dare buoni consigli in base alla mia esperienza personale.

Tu lavori a strettissimo contatto con Antonio Coggio, autore di tantissimi brani tra cui “Questo Piccolo Grande Amore” di Baglioni. Che tipo è? Come è lavorare con una figura che ha segnato un pezzo di storia della musica italiana?

Diciamo che se lo incontriamo per la prima volta sembra una persona ritrosa, ma in realtà è un pezzo di pane. E’ una persona di grande intuito, molto sensibile e con un’anima molto “popolare”. Stai sicuro che se lui dice che una canzone avrà successo … lo avrà davvero! Non si crea sovrastrutture mentali, va al sodo, non si lascia condizionare dalle mode e da niente. Se una cosa gli piace, gli piace. Per lui non c’è pezzo estivo, pezzo invernale, pezzo moderno o antico … esistono i brani e basta. Gli arrangiamenti e le sonorità vengono in un secondo momento. E’ uno di quelli sempre attivi nel cercare nuove sonorità per primo, sta sempre sul pezzo. Per essere un 80enne e per venire da lontano ha uno studio molto moderno e attrezzato: si aggiorna sempre sulle ultime apparecchiature, anche dall’America.
Quello che lui cerca sempre, al di là di tutto, è il pezzo: lo vuole sentire nudo e crudo, solo con chitarra e voce, tutto il resto è noia. Gli arrangiamenti e le armonizzazioni sono una cosa secondaria. Questo perché ci sono dei pezzi che suonano benissimo, ma finito il “suono” non lasciano niente. Antonio mi ha insegnato ad andare al nucleo, e che tutto il resto va costruito dopo. Se non canti un brano “così com’è” significa che il pezzo non esiste. Che, tra l’altro, è un po’ il vizio di questi tempi: ci sono canzoni con bellissimi arrangiamenti ma che alla fine hanno poca sostanza.

Secondo te come è cambiata la musica italiana negli ultimi 30 anni? Quanta attenzione si dedica ancora alla scrittura dei testi? Secondo te la diffusione della musica digitale ha un po’ danneggiato la dignità della musica in generale e la longevità dei singoli brani?

Diciamo che ha creato un po’ di confusione. Con i campionamenti siamo tutti bravi, o perlomeno pensiamo di esserlo. Le cose belle rimangono, quelle che sono solo “suono” poi muoiono con il momento stesso, e tendono a scemare dopo che la moda è passata. Quindi è difficile connotarle veramente. E qui c’è la differenza tra chi scrive e chi scrive bene. Chi scrive bene riesce a scrivere con una tessitura che non è banale, non è ovvia, non è scontata  e non si consuma con il momento del successo ma dura nel tempo. In questo senso credo che la musica attuale – soprattutto la nostra – sia un po’ sofferente perché troppo basata sulla facilita di ascolto, sulla ripetitività e sul ritmo. Di conseguenza la costruzione vera, armonica e melodica, si è un po’ persa.
In Italia abbiamo da una parte fenomeni “classici” come Il Volo e Andrea Bocelli, dall’altra cose modernissime. Ma c’è tutta un’area centrale, mediana, dove ci si può muovere, dove possiamo costruire e spostare il nostro sentire, un esercizio che un po’ abbiamo perso e deve essere ritrovato. Secondo me abbiamo anche un DNA pronto a farlo, perché ci viene naturale, ma lo costringiamo in queste “zone modaiole” che ci rendono più poveri nell’espressione

Cosa ne pensi dei talent, invece, e di questa grande macchina mediatica che ogni anno coinvolge tanti artisti emergenti portandoli alla ribalta per qualche mese?

Se fossero meno televisivi e piu radiofonici, più “da ascolto” insomma, forse addrizzerebbero il tiro. E’ che stiamo troppo a guardarli. The Voice, ad esempio, funziona finche ci sono le Blind Audition, ma quando torna ad essere il solito talent cala. Questo perché finisci per guardare in faccia gli artisti, li vedi diventare personaggi, li vedi costretti a fare ciò che si decide in trasmissione. Insomma, secondo me la musica con briglie non va. A volte la TV rischia di mettere le briglie alla musica.

Hai dei prossimi progetti nel cassetto? Un nuovo album o nuovi singoli che stai scrivendo dopo “Epoca”?

Sì, sto scrivendo e registrando nuove cose in studio, le sto assemblando. Io non sono così veloce: mi prendo il mio spazio e il mio tempo perché, come si faceva una volta, quando si esce con un progetto nuovo bisogna che questo sia compiuto, sano e ricco di contenuti.
Uscire per uscire non ha senso: è vero che oggi si comprano meno dischi e si ascoltano le cose con meno attenzione, ma è anche vero ogni cosa ha suo costo. Se la gente deve sceglierti, il progetto deve avere il suo perché.

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Parliamo invece di Mariella autrice. Hai firmato tantissimi brani di altrettanti artisti – Mina, Lucio Dalla, Gigi D’Alessio – tutti contraddistinti dalla tua grande sensibilità. Quale versione di te preferisci, fra cantautrice ed autrice? Che differenza c’è tra scrivere i propri brani e cantarli?

Quando scrivo per me lo trovo addirittura più semplice perche so quello che posso e voglio fare, mentre quando si scrive per altri bisogna seguire delle ricette particolari, entrare nel gusto dell’interprete e della necessita del momento, cercando di essere in linea con il suo progetto. Ma è un bell’esercizio, mi piace farlo perché mi stimola molto a non rimanere soltanto dentro me, al servizio della mia anima e basta. Essere artisticamente poliedrica è una cosa che mi piace, e riuscire nell’intento è molto appagante.

Tra le altre cose sei anche una Testimonial di ANMIL, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, a cui hai regalato uno stupendo brano dal titolo “Stasera Torno Prima”. Come vi siete conosciuti? Come ti senti a rappresentare una causa così importante come le morti e gli infortuni sul lavoro?

Io sono sempre attenta a quello che succede intorno a me: se ad esempio una notizia di cronaca mi colpisce in modo particolare vado al mio pianoforte per “metabolizzare” la sofferenza provata. Ci sono brani che non sarebbero adatti per un disco o una classifica, ma potrebbero avere un migliore utilizzo se messi al servizio di una causa sociale.
In questo caso avevo avuto notizia degli incidenti alla Thyssenkrupp. Chiamai ANMIL cercando il numero su internet e mi rispose Marinella De Maffutiis, responsabile dell’ufficio stampa. Mi presentai timidamente dicendo che avevo scritto una canzone che trattava gli infortuni sul lavoro, che riguardava queste persone che avevano affrontato un passaggio molto particolare della loro vita. Ricordo che le chiesi addirittura se mi conoscesse, perché non sempre le persone sono così attente alla musica. Lei mi rispose in modo molto entusiasta apprezzando tantissimo il mio brano.
Con Marinella è nata una bella amicizia, e ho conosciuto più da vicino l’Associazione partecipando a vari eventi. Per ANMIL ci sono e ci sarò sempre.

Hai un consiglio da dare ai giovani cantautori che vogliano iniziare una carriera in ambito musicale? Qualcosa che hai imparato con l’esperienza?

Di scrivere emozionandosi. Di non perdere mai di vista le emozioni. Non serve inseguire il successo o il riscontro immediato delle cose che si realizzano, ma bisogna essere coinvolti a livello profondo ed emozionale. Quando noi per primi lo siamo, quasi sempre il risultato non si ferma solo a noi ma viene riverberato agli altri.

Quali sono, invece, i giovani cantanti italiani che preferisci? Ce n’è qualcuno che ti colpisce per la voce ed i testi?

Ce ne sono, anche se non conosco poi così tanto questa nuova onda di cantautori e di artisti che si esprimono con il Rap e la Trap. Mi piacciono alcuni brani di Salmo e di Coez, anche se mi piacerebbe ascoltarli con più attenzione. Apprezzo anche qualcosa di Calcutta, che ha una caratterizzazione particolare. Tra quelli più affermati mi sono fermata a Tiziano, ma mi dicono che ormai è veterano pure lui.
Ripeto, non conosco i nuovi così bene come conoscevo i cantautori della mia generazione. I nuovi a volte tendono a stancare un po’ perché sono un po’ tutti simili seguendo stessa onda musicale, ma qualcosa di interessante si trova sempre.

E invece, per quanto riguarda le tue ispirazioni? Quali artisti ti affascinavano quando eri agli esordi?

Mi piacevano e mi piacciono tantissimi autori e cantautori: De Andrè, De Gregori, Mogol e Battisti, Ivano Fossati e tutti gli italiani che scrivono e hanno sempre scritto sondando l’animo umano, le emozioni e le percezioni raccontandole con metafore. Andando a ritroso mi piaceva anche Domenico Modugno, che considero un grande innovatore. Mi sono nutrita di loro come se fossero stati il mio pane quotidiano.
Mi piacciono anche tanti stranieri, come i Pink Floyd, i Queen, Sting e i Police, i Genesis. Ho veramente ascoltato di tutto, e tutto questo ha fatto un nucleo unico dentro me da cui ogni tanto qualcosa emerge. Ascoltavo anche Barry White perche mi piaceva l’orchestrazione dei brani e la scrittura dei fiati. Tutto ha fatto di me quella sorgente continua che senti ora nei miei brani.

Hai nuove date live da comunicare a chi ti segue?

Sono appena stata a Prato, mentre il 22 Giugno sarò a Rimini per una rassegna che si chiama Eco di Donna. Con l’arrivo dell’estate farò molti concerti al Sud – a metà luglio avrò due date in Puglia. Invito tutti a seguire i miei concerti sul mio sito, dove vengono aggiornati costantemente.

Per maggiori informazioni:

www.mariellanava.it
www.suonidallitalia.com

 

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