LATINA – I vaccini sono considerati (erroneamente) materia per adulti. Nel senso che sono i genitori a gestire il libretto dei loro figli. Ma ad un certo punto i bambini crescono, diventano adolescenti e poi giovani adulti e devono imparare a farlo da soli. Altrimenti rischia di aumentare quella che gli esperti del ramo chiamano esitazione vaccinale, non solo il rifiuto, ma anche quella sorta di indecisione-indifferenza che alla lunga può essere pericolosa per la salute pubblica.
I DATI DI COPERTURA – Così si scopre che a Latina, per la quinta dose di difterite e tetano, a 16 anni, la copertura vaccinale si attesta intorno al 64% contro il 90% raccomandato. Solo il 30% ha fatto invece la nuova tetravalente contro la meningite raccomandata proprio agli adolescenti. “Si tratta però – dicono dalla Uoc del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Latina diretta dalla dottoressa Patrizia Porcelli – di un dato che deve tenere conto che la vaccinazione è stata introdotta solo lo scorso anno con il nuovo piano vaccinale e dunque la speranza è che nei prossimi anni l’adesione diventi massiva”.
Diverso è il caso delle due dosi di morbillo-parotite-rosolia che, sempre nella corte 2002, sale al 91%. E il motivo è presto detto: “Il richiamo non si fa a 16 anni, ma molto prima. La seconda dose infatti è prevista a 5-6 anni, dunque quando i ragazzi arrivano presso il nostro centro vaccinale riscontriamo che nel 91% dei casi l’hanno già fatta da bambini”. E torniamo qui alla gestione genitori.
IL SONDAGGIO – L’esigenza di saperne di più sull’argomento nasce dal dato nazionale che vede complessivamente in diminuzione la copertura vaccinale (al 95% quella di gregge). E’ per questo che la Asl di Latina ha svolto un sondaggio tra i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni che sono passati dai Centri vaccinali per adulti di Latina e Aprilia. Nelle sale d’attesa, grazie alla disponibilità di giovani laureati tirocinanti, gli adolescenti hanno compilato un questionario anonimo ed è venuto fuori che si fidano dei vaccini, ma che le idee sono a tratti confuse, le conoscenze frammentarie e che potrebbero saperne molto di più : se solo qualcuno li informasse.
“Gli adolescenti che hanno partecipato all’indagine mostrano scarsa consapevolezza e conoscenze frammentarie – spiega la dottoressa Cristina Giambi – ma c’è di positivo che la maggioranza (89,3%) concorda sul fatto che tutti dovrebbero fare i vaccini raccomandati. Soltanto lo 0,3% crede che i vaccini siano inutili e nessuno li ritiene pericolosi”.
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“Riteniamo – conclude la dottoressa – che interventi informativi nelle scuole da parte di medici e personale sanitario potrebbero trovare un terreno fertile. E’ necessario promuovere meglio la cultura delle vaccinazioni tra i giovani, perché diventino più consapevoli con un effetto benefico su di loro e sulle generazioni future”.