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la lettera

Scontro al Majorana sull’uso dei cellulari, la riflessione della professoressa Marina Santoro

Il caso scoppiato a scuola ha spinto la vicepreside a condividere alcune riflessioni

LATINA  – Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera della vicepreside del Liceo Scientifico Maiorana dove, lunedì 17 ottobre, la circolare che vieta di usare i telefoni cellulari a scuola ha scatenato un caso, con tanto di intervento della polizia. Un’alunna infatti si è rifiutata di consegnare il suo IPhone nuovo per timore che venisse danneggiato o addirittura rubato e il suo atteggiamento è stato annotato sul registro scolastico. Il resto è cronaca. (la foto è riferita all’intervento della Volante della Questura nel cortile della scuola)

Quella che ci arriva, e che qui riportiamo integralmente, è la riflessione che la professoressa Marina Santoro, parzialmente coinvolta nella vicenda, dopo trent’anni di vita vissuta nella scuola ha voluto condividere, nella speranza di stimolare considerazioni da parte della comunità non solo scolastica.

IL TESTO DELLA LETTERAQuando mi interrogo, come insegnante, su quale sia il ruolo della scuola, la risposta è univoca… dare lezioni di senso.
Dico sempre ai miei studenti che devono usare gli occhi della lungimiranza per vedere oltre le apparenze, costruire attraverso la conoscenza un mondo fatto di autentiche aperture sulle finestre
della vita. Un mondo vero dove le regole non sono una limitazione della libertà, semmai la possibilità di essere liberi, laddove ci sembra che siano delle amare costrizioni. Tuttavia rivolgendomi agli studenti e alle famiglie mi chiedo cosa sia diventata la scuola che dovrebbe essere un ambiente educativo, il luogo della cultura e degli esempi, il luogo dove le conoscenze prendono forma e diventano risorse… la famosa cassetta degli attrezzi che ognuno di noi custodisce gelosamente, per avere all’occorrenza la tanto attesa soluzione… la soluzione ai problemi, che sono sempre importanti a qualunque età.
Non sottovaluto mai una richiesta, sottaciuta o manifesta e personalmente ascolto… questo è il mio compito.
Parlo a nome di tutti i docenti che ogni giorno ascoltano e sostengono i propri alunni offrendo strumenti, quelli che se non ancora necessari lo saranno prima o poi. Ma dove va la scuola oggi, quella dei telefonini indispensabili, quella degli status simbol, quella della comunicazione distorta, nonostante si hanno i più sofisticati strumenti di comunicazione?
Io chiedo a tutti di aiutare la scuola e tutti coloro che lavorano ogni giorno per dare lezioni di senso… non chiediamo alla scuola di sostituirsi alla società civile, perché essa è solo un tassello di
questo puzzle intricato di soluzioni semplici o semplicistiche; aiutiamo la scuola a restituire la gioia e la meraviglia senza salti, senza fretta, con il senso!
Quello di oggi è stato un episodio di nonsense…chiedere di lasciare fuori dalla scuola il mondo dei social e di ritrovare il senso della comunità fatta di persone, di gesti e di parole, equivale a
costruire una società giusta e non violenta… specie in un periodo dove la violenza sembra la norma.

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