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Daniele Mencarelli a Latina: “Ho un inedito ambientato qui”

L'incontro alla Feltrinelli condotto da Fabio Benvenuti per presentare Fame d'aria

LATINADaniele Mencarelli, lunedì pomeriggio accomodato in poltrona nella vetrina della Feltrinelli per presentare il suo ultimo romanzo Fame d’aria (Mondadori), confessa di avere un inedito nel cassetto, praticamente il primo dei suoi quattro romanzi, ambientato esattamente nella caserma di Latina. “Ora che ci penso è una cosa che non ho mai detto prima”, dice.

Non è chiaro se quella bozza diventerà mai una pubblicazione, ma è una bella notizia, ed è sufficiente per raccontare quale legame ci sia tra uno dei più bravi scrittori del nostro presente e la provincia di Latina che ha cominciato a frequentare quando era quattordicenne. E non per scrivere.  “Ero stato abituato da mia madre a Via Sannio, uno dei mercati dell’usato più grandi di Roma poi ci siamo trasferiti ai Castelli – ha raccontato nella libreria di Via Diaz intervistato da Fabio Benvenuti – E quindi, dall’età di 14 anni in poi, facevo sega al liceo –  come si dice dalle nostre parti  – per prendere il pullman che partiva da Roma e arrivava a Latina, il martedì, per andare al mercato americano. Era un luogo di grandi avventure. Immaginate un 15 enne che non va a scuola, si allontana da casa e va in un’altra provincia. C’è tutto un carico di esotismo  che oggi uno magari non percepisce ma che io a quell’età percepivo”.

Che Mencarelli sia un grande narratore quando si tratta di scrivere è da tempo molto chiaro a tutti. Ma che sia anche capace di inchiodare persone di vario genere alla sedia mentre parla a braccio del suo romanzo sull’autismo, è una bella sorpresa. Spiega in premessa di essere “un accumulatore seriale” di esperienze, perché  – dice – “scrivere è solo il gesto finale”, mentre tutto quello che viene prima è quella che cosa che ti colpisce e resta impressa nella memoria, “un salva con nome”. Ed è qui che entra in gioco lo scrittore, perché quella stessa cosa che nella mente dei più resta soltanto un ricordo, nella sua, quella di Mencarelli, diventa un romanzo. O magari poesia.

Nasce così Fame d’aria, un romanzo duro, in cui l’autore, 49 anni, di cui venti trascorsi in Rai, racconta la sua esperienza gomito a gomito nelle sale di attesa delle strutture di neuropsichiatria infantile dove condivide il destino con altri genitori alle prese con i disturbi del neurosviluppo dei loro figli. “Sono settecentomila famiglie in Italia alle quali manca quasi del tutto l’aiuto delle istituzioni”.  Nel libro, che è anche una denuncia contro l’abbandono e l’isolamento in cui spesso vivono queste persone, si muovono un padre e un figlio autistico a bassissimo funzionamento, bloccati per qualche giorno in un paesino del Molise per un guasto alla macchina. Il padre ha accumulato in 18 anni 150mila euro di debiti,  perché di fronte alle spese necessarie per il figlio ha smesso di pagare tutto quello che poteva non pagare. In questa disperazione però c’è una luce: “E’ la luce della relazione, della comunità, del mutuo aiuto. Dobbiamo alfabetizzare le persone rispetto a questi nuovi disturbi”.

Un romanzo che è una luce accesa sul dolore quotidiano di tanti, dopo l’autobiografico Tutto chiede salvezza, il libro (di una trilolgia) in cui Mencarelli, partendo dall’esperienza personale dei sette giorni di trattamento sanitario obbligatorio a cui è stato sottoposto quando aveva vent’anni, parla di un altro tema scabroso: la malattia mentale. E la fortunata serie tv Netflix che ne è nata, diretta da Francesco Bruni, è ora pronta per la seconda stagione. “Lo dico, perché lo ha già detto Netflix, altrimenti non lo confesserei neanche sotto tortura”.

Radio Immagine è stata media partener dell’evento.

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