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memorie

Dacia Maraini racconta Vita Mia, l’ultimo romanzo autobiografico

La scrittrice: "Fedeli alle proprie convinzioni anche quando si rischia la vita"

(nella foto Dacia Maraini nella Corte comunale di Sabaudia per Libri nel Parco)

LATINA – “Fedeli alle proprie convinzioni anche quando si rischia la vita”. E’ la testimonianza di chi crede nell’importanza delle idee, l’ultimo libro di Dacia Maraini, “Vita mia” (ed Rizzoli) nel quale la scrittrice –  che è cittadina onoraria di Sabaudia  – racconta le sue memorie di bambina in un campo di concentramento di Kyoto dove viene rinchiusa con tutta la sua famiglia quando i genitori, Fosco e Topazia Alliata, decidono non firmare l’adesione alla Repubblica di Salò.

“E’ un libro che ho cominciato tante volte, poi l’ho lasciato,  poi l’ho ripreso, poi l’ho lasciato ancora, perché mi faceva un po’ come aprire una ferita che si era cicatrizzata. Però sentivo anche il bisogno di voler portare a termine questa testimonianza. E adesso, con le arie di guerra che tirano, mi sono imposta di finirlo e così è uscito”.

Una vita tranquilla e integrata in Giappone dove la famiglia si era trasferita per lavoro, che nel 1943 muta improvvisamente e dolorosamente. Il Giappone si allea alla Germania nazista e all’Italia fascista e viene chiesto a tutti gli italiani in Giappone di aderire a Salò: “I miei genitori si sono rifiutati. Non erano legati ad un partito politico, ma erano assolutamente antinazisti, antifascisti, antirazzisti. E’ stato un gesto molto coraggioso. Da quel momento ci hanno preso e portato in un campo di concentramento”.

In attesa della presentazione del volume a Sabaudia, nell’ambito della rassegna Libri nel Parco, abbiamo parlato di Vita Mia con l’autrice.

“Ci siamo salvati grazie ad una piccola capra”, racconta Dacia Maraini ricordando il gesto di coraggio del papà che dopo quasi due anni di sofferenze e stenti, per salvare i figli, si taglia un dito con l’accetta e lo lancia ai carcerieri, secondo un’antica tradizione Samurai.

LA SINOSSI –  E’  il 1943, Dacia Maraini ha sette anni e vive in Giappone con i genitori e le sorelline Toni e Yuki. Suo padre, Fosco, insegna all’università di Kyoto, sua madre, Topazia Alliata, è felicemente integrata nel tessuto della città. Il sogno è la pace, si pensa che la guerra finirà presto. Tutto precipita, invece, quando Fosco e Topazia decidono di non giurare fedeltà al governo nazifascista della Repubblica di Salò. La coppia e le figlie vengono portate in un campo di concentramento destinato ai traditori della patria. Per la famiglia Maraini iniziano gli anni più difficili della loro esistenza: con pochi grammi di riso al giorno, tra fame, malattie, attesa, gelo e vessazioni, dovranno imparare a sopravvivere rinchiusi in un luogo ostile insieme ad altri prigionieri. Una delle voci più importanti della nostra narrativa torna in libreria con il suo libro più intimo, il racconto di un tempo terribile tenuto chiuso per decenni in un cassetto della memoria. In una cronaca vivida, dolorosa, commista a pagine di speranza, di incredulo stupore, attraverso gli occhi di una bambina ripercorriamo i lunghi mesi della prigionia di Dacia e dei Maraini nel campo giapponese. Per non dimenticare gli orrori del Novecento, e per celebrare il coraggio, la fedeltà alle idee, il rifiuto del razzismo di una famiglia che ha lasciato il segno nella Storia, e di chi come loro ha lottato per la libertà di tutti.

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