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Santo Stefano, lavori preliminari a metà: il Panopticon è salvo. Le prime visite

Il commissario Macioce sull'isola con media e cittadini: "Ora avanti tutta sull'approdo"

VENTOTENE – A giudicare dalle centinaia di cinghie che stringono i pilastri, dal numero di putrelle, puntelli e reti utilizzate, nell’area dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano, stava crollando tutto. Il bene monumentale abbandonato dal 1965, saccheggiato a più riprese da chi riusciva ad approdare sull’isolotto di fronte a Ventotene, è rimasto per oltre cinquant’anni anni senza manutenzione, se non interventi spot, alcuni anche dannosi;  in balia dei vandali; sferzato dai venti come sarà sempre ed eroso dalla salsedine che ha assottigliato persino la base di alcuni pilastri. Da qualche anno però è cominciata un’altra storia che va prendendo sempre più forma.

“La prima volta che le ditte hanno messo piede qui, i rischi per la sicurezza erano elevatissimi e sarebbe stato impossibile cominciare i lavori senza la preliminare messa in sicurezza dell’area di cantiere. Oggi ci camminiamo dentro”,  sottolinea con una certa soddisfazione il commissario Giovanni Maria Macioce che ha raccolto le redini del lavoro iniziato da Silvia Costa per il Progetto di recupero, valorizzazione e rifunzionalizzazione della struttura dove fra gli altri fu confinato Sandro Pertini.

Una storia quella del penitenziario cominciata con l’edificazione nel 1755 e di cui oggi si devono ricordare alcune date importanti: il 1965, appunto, quando smise di funzionare come carcere di massima sicurezza e venne lasciato a sé stesso; il 1987 quando viene  dichiarato “Bene di particolare  interesse storico artistico” ;  il 2008  quando l’isola di Santo Stefano viene dichiarata “Monumento nazionale”  e il 2016  quando la delibera CIPE n. 3 finanzia con 70 milioni di euro il progetto che farà di questo isolotto in mezzo al Mediterraneo un luogo di memoria, cultura e ricerca.

La visita si è svolta con l’assistenza tecnica di Invitalia, soggetto attuatore dell’intervento, e grazie anche all’assistenza della Guardia Costiera di Ponza e della Guardia di Finanza di Ventotene. Nel gruppo anche la figlia di Altiero Spinelli, Sara, e il direttore dell’Istituto Spinelli, Mario Leone.

“Le opere di messa in sicurezza e parziale restauro sono al 40%”,  ha spiegato  il direttore dei lavori Letterio Sonnessa, illustrando le delicate operazioni di messa in sicurezza e parziale restauro in corso nel Panopticon, insieme alla guida Salvatore Schiano che ha integrato il racconto con la sua narrazione storica, percorrendo insieme alla delegazione media intervenuta tutte le aree interne all’ex carcere per poi spostarsi all’esterno e raggiungere il cimitero, che insieme ai vialetti di accesso è una delle aree la cui messa in sicurezza è definitivamente completata.

I lavori appaiono ciclopici e sono in ritardo di un anno circa sul cronoprogramma, a causa della difficoltà di programmarli con certezza per via delle condizioni meteomarine che di tanto in tanto impediscono agli stessi operai di sbarcare sull’isolotto. E il cantiere si ferma.

Un fatto che rende chiaro quanto senza un approdo vero e sicuro (oggi si salta sugli scogli avvicinandosi solo con piccole imbarcazioni), tutto questo progetto sarebbe vanificato. “L’approdo è un grosso problema – aggiunge il commissario del Governo  – . Noi lavoriamo in un’area marina protetta e quando si va a realizzare un’opera che tocca il fondale, non è facile. In questi giorni stiamo cominciando una nuova progettazione. Oggi dopo quattro anni di intenso lavoro, ancora  non esiste il progetto, ma solo un’idea che ci ha dato la Commissione Via. Su questa dobbiamo lavorare”. Si parla di un grigliato d’acciaio ancorato al fondale con pali, come racconta qui lo stesso Macioce.

Alla visita dei giornalisti venerdì, è seguita sabato quella della “Conoscenza”,  aperta alla Comunità di Ventotene con più di cento richieste di partecipazione tra cittadini, delegazioni universitarie insieme a diverse associazioni culturali e gruppi di lavoro che operano sull’isola.”

Intanto si definisce  l’organizzazione di una giornata di lavoro con i partner scientifici del Progetto, tra cui le Università del Lazio sottoscrittrici di accordi che portano già ogni anno a Ventotene e Santo Stefano più di 400 studiosi e ricercatori italiani e europei per ‘spring school’, convegni e viaggi studio.

 

 

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