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Impianti Biogas e opportunità per le aziende del settore

Latina, per il consigliere comunale Maurizio Patarini sono una risorsa

biogasLATINA – Sui contestati impianti a Biogas nel territorio pontino, tra comitati e petizioni popolari, una voce diversa arriva dal consigliere Patarini che pone invece l’attenzione sulla chiusura delle aziende agricole e sull’opportunità offerta invece, alle aziende dagli impianti a biogas. “Il biogas – spiega in una nota Patarini –  è una miscela di gas prodotta dalla fermentazione anaerobica di materie prime organiche e che la produzione di biogas avviene spontaneamente in natura nell’apparato digerente degli animali e tutte le volte che si ha una trasformazione di materiale organico in assenza di ossigeno.  Il biogas è una tecnologia o filiera ‘riciclona’ ed efficiente nell’uso del suolo agricolo, perché in grado di utilizzare per l’alimentazione degli impianti biomasse vegetali, effluenti zootecnici, sottoprodotti agricoli e agroindustriali che in alcuni casi sono i principali fattori inquinanti del nostro territorio”.

“E’ bene ricordare – continua il consigliere comunale –  che gli impianti a Biogas come quelli che sono stati realizzati negli ultimi anni nella provincia di Latina sono circa una decina. Hanno occupato circa 4.000 ettari di terreni agricoli su un totale di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) di circa 87.000 per un’incidenza del circa il 4,5%. Se consideriamo che dal 2000 al 2010 i dati ufficiali hanno registrato un calo di circa 4.200 ettari della SAU collegata alla chiusura di circa 9.000 aziende agricole tradizionali, capiamo facilmente che il timore legato alla sottrazione di suolo è infondato pertanto la sottrazione a terreno coltivabile è un falso problema. Noi politici dovremo preoccuparci molto di più della chiusura delle aziende agricole, non della nascita di iniziative imprenditoriali che occupano 4.000 ettari per colture agricole anche se non destinate alla filiera alimentare, che conservano posti occupazionali, diretti ed indiretti. Preoccupazione ancora meno giustificata alla luce delle novità normative introdotte dal decreto ministeriale del 6 luglio 2012. Un decreto che valorizza maggiormente quegli impianti con taglie sotto i 300 kW alimentati da sottoprodotti: scarti provenienti dalle colture o dagli allevamenti aziendali (effluenti zootecnici, stocchi di mais, pula, paglia, sfalci, potature) e di sottoprodotti del ciclo agricolo tradizionale (per esempio siero di latte, sansa, residui della vinificazione). Pertanto il futuro degli impianti a biogas saranno rivolti a quelli di piccola taglia che fanno recuperare efficienza e competitività alle aziende del settore. Oggi le aziende agro-zootecniche hanno una grande opportunità: trasformare i reflui zootecnici in nuovo reddito integrativo che gli permetterebbe di continuare ad operare nonostante la crisi evitando nel contempo di spandere le deiezioni animali direttamente sul suolo agricolo prima della digestione”.

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