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europee 8 e 9 giugno

Elezioni, Zingaretti (Pd): “Serve un’Europa più umana”

L'ex presidente del Lazio racconta la sua idea di pace, lavoro, ambiente e sanità

LATINA – “Serve un’Europa più umana”. L’onorevole Nicola Zingaretti, candidato del Pd alle prossime elezioni europee, impegnato oggi in un tour in provincia di Latina, ha sintetizzato così su Radio Immagine la sua idea di Unione Europea.

Presidente per due mandati della Regione Lazio, prima ancora presidente della Provincia di Roma, è stato Segretario nazionale del Pd. Una grande esperienza politica maturata in 59 anni di vita, ha cominciato a praticare la politica giovanissimo: prima esponente del PCI, di cui ha seguito l’evoluzione in PDS, DS e PD, è stato segretario nazionale della Sinistra giovanile (1992-1995). Ed è già stato europarlamentare dal 2004 al 2008.

“Mi ributto nella mischia – sorride  – Elly Shlein mi ha ributtato nella mischia, perché queste elezioni per L’Italia sono fondamentali: noi siamo 60 milioni di cittadini, i cinesi un miliardo e quattro, produciamo 2000 miliardi di ricchezza, gli americani  22mila miliardi di ricchezza, la Germania 4800 miliardi, noi da soli non ce la facciamo. E se vogliamo continuare a vivere con più speranza, dobbiamo unirci, e unirci vuol dire però pesare, contare, capire che i nostri interessi, i nostri bisogni, possono realizzarsi se insieme gli europei lo fanno. In questa discussione l’Italia ci deve stare e io voglio portare la mia terra a contare quanto è giusto che conti”.

Al centro della campagna elettorale il concetto-bandiera di un’Europa più umana. “Più umana  – ha spiegato Zingaretti agli ascoltatori –  significa che promuove la pace e ferma la guerra; che fa direttive per impedire lo sfruttamento del lavoro, perché altrimenti di fronte alle grandi multinazionali anche lo Stato nazionale non resiste; oppure per garantire le cure acquistando insieme le medicine. I Paesi non ce la fanno più a stare nella gara per gli acquisti, quindi chi ha i soldi si cura, chi non ce li ha, non si cura. L’Europa della sanità potrebbe invece fare fronte comune, perché se 27 Paesi dell’Ue diventano controparte di chi vende medicine, allora cambia tutto”. Un’esperienza fatta a livello locale quando era presidente della Regione Lazio durante la pandemia.

Lo potete riascoltare qui

 

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