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L'esposto

In Via Nascosa 140 migranti. I residenti chiedono verifiche sull’ampliamento di una villa

"Qui non ci sono case sufficientemente grandi e non c'è fogna, impossibile concentrare tante persone"

LATINA – La prefettura di Latina ha ufficializzato che i migranti ospitati nel centro Casal delle Palme, che deve essere sgomberato al più presto, andranno in Via Nascosa. Per l’esattezza in Via Mortellette. Si tratta di 140 persone accolte dal sistema gestito dal Ministero dell’Interno attraverso le prefetture che delegano a loro volta le cooperative sociali accreditate. Sono queste che cercano le abitazioni, presentano i documenti necessari agli uffici e, di fatto, gestiscono l’emergenza rifugiati.

Ci sono già 40 migranti in zona, ma nessuno si era lamentato fino ad ora. Oggi, invece, gli abitanti si pongono alcune domande dopo aver visto i lavori riprendere a ritmo frenetico in un’abitazione di cui era in piedi solo lo scheletro. Operai giorno e notte, una ruspa che scava, il tutto dietro una schermatura artigianale fatta di pezzi di ondulit e di una rete verde, all’interno, che rende quasi impossibile la vista.

L’avvocata Stefania Ciaschi ha presentato a nome di tutti i residenti un esposto ai vigili urbani, chiedendo controlli. L’ampliamento è autorizzato? Per quale cubatura? Si stanno rispettando le regole urbanistiche? E la sicurezza sui luoghi di lavoro? Sono le domande poste dai residenti che hanno presentato lo stesso esposto anche all’ufficio anti-abusivismo del Comune di Latina e si apprestano a portarlo in Procura prima che sia troppo tardi.

Sulla base della pec inviata al comando della Polizia Municipale, intanto, i vigili urbani sabato hanno ispezionato il cantiere chiedendo la documentazione necessaria. Ed è comparso un primo cartello. recita: “Denuncia inizio attività 2009 in data 5/01/2017”.

Che in Via Nascosa ci sia richiesta di immobili da destinare all’accoglienza è testimoniato da alcuni proprietari che hanno confermato di aver ricevuto proposte di locazione per ville sfitte. E fin qui, tutto regolare. E’ sul numero degli ospiti che possono stare nello stesso immobile, invece, che vengono sollevati molti dubbi: “Non esistono in zona abitazioni in grado di accogliere un numero di persone così elevato e nemmeno la metà, se – come si dice, saranno due gli immobili utilizzati – spiegano i residenti – Questi terreni sono agricoli e si può edificare in proporzione. Mediamente per un lotto di tre-quattro ettari si può arrivare a 130, massimo 170 metri quadrati”. Il numero di 140 richiede invece una struttura di tipo alberghiero, difficile da ottenere dove non ci sono fogne. “Qui si scarica ancora a dispersione o con le fosse biologiche. Per le nuove costruzioni avere il via libera comporta dimostrare che la fossa è stata realizzata in proporzione al nucleo familiare e con tutti i crismi”. Anche  per evitare che i liquami avvelenino i terreni coltivati e poi la falda acquifera. Più sono i residenti e più il problema si fa preoccupante. Più persone vivono sotto lo stesso tetto, più grande deve essere la fossa.

Un problema collaterale è quello della sicurezza. Le strade della zona sono senza illuminazione e senza marciapiedi e spostarsi a piedi o in bici come capita ai migranti può essere pericoloso.

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