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Assistenza ai disabili gravi nelle scuole, il Comune raccoglie l’appello della Gilda

La coordinatrice della Gilda Insegnanti di Latina ha incontrato gli assessori Proietti e Ciccarelli

(nella foto l’ex Albergo Italia sede dell’assessorato all’Istruzione)

LATINA – Il Comune ha raccolto l’appello lanciato dalla Gilda Insegnanti di Latina rispetto all’assenza di OSS (Operatori Socio Sanitari) e alla carenza di personale per l’assistenza specialistica agli alunni disabili gravi non autosufficienti nelle scuole. La coordinatrice provinciale del sindacato, Patrizia Giovannini, è stata ricevuta dagli assessori all’istruzione e ai servizi sociali, rispettivamente Gianmarco Proietti e Patrizia Ciccarelli, per trovare e condividere una soluzione che tuteli sia gli alunni sia il personale docente ed Ata nelle scuole.

Nel corso dell’incontro che si è svolto presso l’ex Albergo Italia sede dell’assessorato alla pubblica istruzione, la sindacalista ha tenuto a spiegare le competenze dei docenti di sostegno e dei collaboratori scolastici nei plessi e a chiarire le necessità impellenti che riguardano l’accudimento e il supporto sanitario agli alunni disabili gravi. Gli assessori, dalla loro, hanno dato massima disponibilità ad ascoltare le scuole attraverso i dirigenti pur specificando che non sono previste figure OSS e assistenti specializzati che possano intervenire nella somministrazione di farmaci e nella cura igienica riservata ai disabili non autosufficienti, nella fattispecie in età di obbligo scolastico.

«Nelle scuole, tra l’altro, le stesse figure dei collaboratori scolastici – sottolinea la Giovannini – se non formati né preposti a tali compiti, sono insufficienti anche solo per le funzioni dovute ovvero vigilanza, pulizia dei locali, assistenza di base che non contempla interventi igienici come cambi di biancheria o cure specifiche della persona. Basti pensare che in alcuni istituti comprensivi in sofferenza di personale viene assegnato un solo collaboratore scolastico per plesso, anche in presenza di bambini dai 3 ai 6 anni della scuola dell’infanzia, con difficoltà e disagi che si riflettono anche sul personale docente. D’altro canto il docente di sostegno, laddove viene rispettato il rapporto 1 a 1 con il disabile grave, non può arrivare ad occuparsi della formazione didattico educativa dell’alunno oltre il suo orario di cattedra. Dunque, solo in casi di questo tipo, c’è bisogno di un assistente specialistico o dell’AEC che, senza sostituire l’insegnante nelle sue competenze, continui ad occuparsi dell’integrazione dell’alunno nella comunità scolastica. Qualora invece ci si trovasse dinanzi ad alunni disabili gravi non autosufficienti, accanto a tutte le figure appena citate, occorrerebbe la presenza di un’assistenza specialistica e specializzata adeguatamente formata. Se si chiedesse ai docenti e ai collaboratori scolastici di intervenire in tal senso, quindi nell’igiene personale e nella somministrazione di farmaci, si commetterebbe un errore sostanziale che potrebbe mettere anche a rischio l’intera comunità scolastica; insomma, che ad ogni figura sia rinviata la giusta competenza e che si intervenga socialmente a dare adeguato supporto».

Proprio per questo serve che i servizi sociali dei Comuni si affianchino seriamente alle scuole in tale necessità. «Sarebbe altresì auspicabile – conclude Giovannini – riunire tutti i servizi sociali in un unico ente preposto al reperimento di queste figure, così da snellire tutti gli aspetti burocratici connessi e ad evitare i rimpalli di competenze».

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