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Al Ministero nulla di fatto per la Sapa, schiaffo dell’Aviointeriors ai lavoratori

"Disattesi gli impegni presi dal Prefetto, non vogliamo diventare un'altra Midal"

Avio1 (1)LATINA – Nulla di fatto al tavolo ministeriale per la vertenza della Sapa di Fossanova. La multinazionale norvegese ha deciso di non sedersi come risposta alla decisione  dei lavoratori di proseguire l’occupazione della fabbrica. Il prossimo passo sarà quello di convocare  a Roma gli alti dirigenti dell’azienda per definire la vertenza prima del 20 luglio. Lo farà il Ministero, ma intanto  Fiom e Uilm ribadiscono la loro contrarietà all’ipotesi della chiusura e dunque della mobilità e chiedono che si valuti l’apertura di una procedura di cassintegrazione per crisi aziendale. Il sindacalista Tiziano Maronna segretario provinciale della Fiom  è arrivato intanto al terzo giorno di sciopero della fame “con finalità assolutamente costruttive oltre che di non contrapposizione ideologica/strumentale alle istituzioni.. per costringere le coscienze a non soprassedere e l’ipocrisia a non prendere il sopravvento, nel convincimento che le istanze dei lavoratori debbano comunque trovare asilo”.

LO SCHIAFFO DELL’AVIOINTERIORS – “La situazione in Aviointeriors si fa ogni giorno più surreale. Il nuovo management, confermando le più fosche previsioni si dimostra sempre più inattendibile non solo verso i lavoratori ma anche verso le istituzioni. Non uno dei punti concordati davanti al Prefetto è stato rispettato ma, con un’azione che rasenta il ridicolo, oggi ai dipendenti è stata corrisposta una tranches di spettanze pari a meno del 40% di quanto in precedenza comunicato, circa 350 euro a persona”. Lo denunciano i lavoratori in una nuova lettera aperta nella quale esprimono tutta l’amarezza, ma anche la rabbia di una situazione resa più difficile dall’ostilità della dirigenza. “Una cifra  – scrivono – che sembra essere uno schiaffo in pieno viso a chi vive di stipendio e deve rendere conto alla propria famiglia. A fronte della richiesta di spiegazioni, i lavoratori si sono sentiti nuovamente rispondere che l’azienda è crisi, che i soldi mancano. L’amministratore delegato, forse volendo dar prova di essere di polso ma dimostrandosi una volta di più di essere solo una pedina manovrata da una longa manus, si è profuso in irrealistiche promesse di andare a recuperare personalmente soldi da clienti insolventi. Se non fosse irritante, sarebbe quasi comico”.
I lavoratori tornano a sottolineare che l’Aviointeriors ha fatturato nel 2013 45 milioni di euro con margini operativi superiori al 10%: ” Rapidi calcoli ci dicono che sono approssimativamente 6 milioni di euro. L’incasso medio mensile per il 2013, e fino ad oggi, è stato di 3,7 milioni di euro. In un anno, i soliti calcoli ci dicono che gli incassi sarebbero stati di 44,4 milioni. Una cifra che consente non solo di coprire le spese ma di ricavare utili. Vorremmo dire all’amministratore delegato, perchè magari non ne è al corrente, che questi soldi non li incassa direttamente Aviointeriors ma la Alven che, guarda caso, oggi ha cambiato denominazione ed è diventata SFIM. Ovvero un salvadanaio a disposizione della proprietà che smista i soldi in base alle sue esigenze e ai suoi capricci”.
I lavoratori sono esasperati da un atteggiamento che si ripete uguale da anni e denunciano: “Questo imprenditore, invece di dar seguito a politiche di ampio respiro fatte di investimenti a lungo termine..paga solo se incassa. Non assumendosi alcun rischio. E se non incassa, non paga, punta i piedi e sbraita. Sbraita, minaccia e umilia chi lavora per lui. Quasi come se il lavoratore fosse un nemico da abbattere. E, alla lunga, il lavoratore si sfianca. Si sente sfibrato. Non riesce più a lavorare nè con passione nè con dedizione. Se l’obiettivo era sventrare la capacità produttiva dell’azienda, facciamo i complimenti a Veneruso. Ci è quasi riuscito.  E già si gode i risultati perchè, mentre la sua azienda piange, mentre i suoi lavoratori devono fare i conti su come pagare un mutuo con 300 euro, lui non si presenta. Si nasconde? O si gode forse i soldi dei suoi dipendenti in qualche lido straniero?
Mentre noi continuiamo a farci queste domande, ci rivolgiamo una volta di più alle autorità. Non lasciateci soli. Non lasciate che questa realtà che potrebbe essere d’esempio per molte altre, diventi un ennesimo fallimento. Non fateci diventare un’altra MIDAL”.
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