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Sapa Fossanova, lotta ad oltranza. Fiom Cgil: “Non barattiamo posti di lavoro”

L'azienda diserta il tavolo ministeriale. Sarà riconvocata prima del 21 luglio

Stabilimento-Sapa-FossanovaLATINA – “Lotta ad oltranza anche se ciò significa costringerci in uno stato di prigionia. Non barattiamo un posto di lavoro per nessun tipo di incentivo”. E’ quanto affermato dai lavoratori della Sapa di Fossanova dopo l’ultimo “affronto da parte della proprietà”. Questa mattina infatti,  all’incontro alla presenza dei rappresentanti del Ministero, della Regione Lazio e delle organizzazioni sindacali, l’azienda norvegese non si è presentata e ha fatto sapere di non incontrare le parti fino a quando i lavoratori non scioglieranno l’assemblea permanente.

“L’assemblea invece, all’unanimità, dopo l’atteggiamento mostrato dalla proprietà – spiega il segretario generale Fiom-Cgil Latina Tiziano Maronna –  di puro disinteresse e arroganza nei confronti sia di un territorio martoriato che di istituzioni troppo spesso distratte e impotenti, ha deciso di mantenere con fermezza il presidio dello stabilimento tramite assemblea permanente. Respingiamo al mittente qualsiasi proposta che preveda come conclusione la pura cessazione delle attività”.

La Fiom ha invitato nuovamente le istituzioni a sollecitare un confronto che coinvolga l’intero gruppo Sapa Italia, in quanto la chiusura di Fossanova, dopo nemmeno un anno dalla Joint Venture, potrebbe essere  solo il primo tassello di un piano di disfacimento industriale a livello nazionale. “Quello che chiediamo alle Istituzioni, diversamente da tutte le altre vertenze – affermano i lavoratori Sapa –  non è il tipo di ammortizzatore migliore ma di stare effettivamente al nostro fianco in questa battaglia. Come l’azienda, ci appelliamo all’articolo 41, che nel capoverso dice “l’iniziativa economica privata è libera” ma, nella restante parte sottolinea che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Ricordiamo che i lavoratori sono stati licenziati al rientro dalla festa del primo maggio, lo stesso giorno in cui l’azienda aveva promosso un’iniziativa per migliorare l’housekeeping di stabilimento. E il 7 luglio ha chiuso i cancelli senza preavviso e nel pieno della trattativa. Mancano pochi giorni alla scadenza della procedura avviata dall’azienda che terminerà il 21 luglio. Nel frattempo sono già calendarizzati i prossimi incontri: il 16 luglio le parti si incontreranno in Regione Lazio mentre il Ministero, che nelle prossime ore ricontatterà l’azienda, si è impegnato a riconvocare il tavolo prima della scadenza di lunedì 21 luglio. Intanto il sindacalista Tiziano Maronna segretario provinciale della Fiom è arrivato oggi al terzo giorno di sciopero della fame.

IL TAVOLO IN REGIONE SULLA CRISI PONTINA. Si è riunito ieri il tavolo regionale interassessorile che era stato richiesto, alla luce delle nuove crisi aperte sul territorio, dai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil in un documento firmato anche dai consiglieri regionali pontini Enrico Forte (Pd), Rosa Giancola (gruppo Per il Lazio) e Giuseppe Simeone (Forza Italia).  Al tavolo, convocato dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico e Attività produttive Guido Fabiani, hanno partecipato l’assessore al Lavoro Lucia Valente, la segreteria dell’assessore alla Formazione Massimiliano Smeriglio, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Anselmo Briganti, Ewa Blasik e Luigi Garullo, i tre consiglieri regionali pontini. L’incontro si è aperto sottolineando la grave situazione economica della provincia di Latina, che ha perso alcune delle sue industrie più importanti e continua a subire drammatiche perdite al livello occupazionale. CGIL, CISL, UIL di Latina hanno chiesto pertanto misure urgenti per la tutela del lavoro e lo sviluppo imprenditoriale, misure indispensabili per costruire una programmazione a medio termine secondo assi di sviluppo che interessano i principali comparti economici: agroalimentare, turismo, chimico farmaceutico.

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