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IL parco piu' bello

La grande bellezza del Giardino di Ninfa: la Fondazione ritira il Premio

La consegna accompagnata da un concerto sul pianoforte a coda che Liszt donò ai Caetani

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NINFA – Ninfa è il Giardino privato più bello d’Italia. E lo è più o meno dalla sua nascita,  anche per essere sorto sulle rovine di una città medioevale in cui fu incoronato addirittura un Papa. E’ proprio questo mix a farne una cosa speciale.

Quest’anno, poi, lo diventa anche ufficialmente, grazie al premio nazionale consegnato alla Fondazione Roffredo Caetani dal Network “Il Parco  più bello D’Italia” (composto da 1000 realtà verdi italiane) sostenuto dal giudizio di un importante comitato scientifico presieduto dal professor Vincenzo Cazzato e composto da esperti botanici e da studiosi di beni storico-monumentali.

Il riconoscimento  – come dicevamo – non è una sorpresa e anzi era atteso da chi ha visitato il giardino di Ninfa anche più volte, stupendosi sempre e scoprendolo ogni volta nuovo, per via dei colori, dei suoni, della luce che cambiano durante il giorno e le stagioni. Per via dell’acqua che lo attraversa suonando un perenne concerto. Agli altri, a cui è mancata l’occasione giusta per visitarlo, arriva invece, proprio con questo premio, il suggerimento di affrettarsi a farlo.

La consegna è avvenuta con una cerimonia che si è svolta nel salone dell’antico Municipio Medievale di Ninfa da parte del presidente del Network Il parco più bello D’Italia, Leandro Mastria: “Abbiamo avuto tra il 2014 e il 2015 oltre 140mila visitatori – ha sottolineato il Presidente della Fondazione Roffredo Caetani, Piergiacomo Sottoriva – Ci hanno ripagato di tanti sacrifici, ma ci hanno anche imposto di valutare la sostenibilità dell’impatto di queste visite, cosa di cui si sta occupando un’apposita commissione. Ci muoviamo per arricchire le aperture e non per limitarci ad un brusco numero chiuso globale e anche perché Ninfa sia sempre più sentita come valore sociale”.

Nel Salone delle adunanze di Ninfa, un lungo applauso ha accompagnato la menzione degli oltre 50 giardinieri che si sono occupati e che si occupano quotidianamente della salute dell’oasi verde.

“Questo giardino nasce dalla profonda cultura e dall’amore dei Caetani per la conoscenza, per il bello, per la difesa dell’ambiente e del territorio, principi che hanno sostenuto la loro opera”, ha sottolineato il direttore del Monumento Naturale, Lauro Marchetti raccontando la storia sentimentale del giardino e spiegando che è il frutto di un amore che continua a vivere. “Non esiste un’ultima pagina del libro dei giardini, perché non esiste una prima – ha citato Marchetti – perché in ognuno di noi c’è un giardino pronto a fiorire e dobbiamo coltivarlo”.

DONNE E DNA VERDE– Questo Giardino in provincia di Latina è una bellezza unica e chi lo visita si accorgerà che dietro di esso c’è l’opera di alcune donne, e in particolare di una, Donna Lelia Caetani, che a metà del secolo scorso ha dato il tocco finale ad un progetto nato dall’idea dei suoi avi che avevano a loro volta ereditato nei geni, le passioni dei loro predecessori che, prima nel Cinquecento e poi nel Settecento, si erano dedicati alla creazione di Giardini Botanici di cui restano preziose tracce nei libri di storia per l’importanza scientifica e per la genialità che ne furono le caratteristiche principali. Lo ha ricordato proprio in occasione della consegna del Premio Alberta Campitelli, sovrintendente delle ville e dei parchi storici di Roma.

UN PO’ DI STORIA – E’ alla fine dell’Ottocento che i Caetani, e in particolare Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onorato Caetani, e i due figli, Gelasio e Roffredo, si occuparono dell’antica città di Ninfa decidendo di crearvi un giardino “romantico” in stile anglosassone. Non fu semplice: prima dovettero bonificare le paludi e liberare le rovine dai rovi, poi  – come ricorda sul suo sito, la Fondazione Caetani che gestisce quello che oggi è un Monumento Naturale regionale – “piantarono i primi cipressi, lecci, faggi, oggi maestosi, rose in gran numero, e restaurarono alcune rovine. Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, continuò la cura del giardino introducendo nuove specie di arbusti e rose e negli anni Trenta del Novecento aprì le sue porte all’importante circolo di letterati ed artisti legato alle riviste da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”, come luogo ideale in cui ispirarsi. L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani che fece il resto curando il giardino come un grande quadro, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti.  Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la Fondazione Roffredo Caetani al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, di preservare il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta, e di valorizzare il territorio pontino e lepino”.

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