LATINA – A distanza di tre anni dal primo sequestro eseguito nel gennaio del 2015, si riaccendono i fari sull’immobile di Via Piave realizzato dall’impresa edile Piave Costruzione dell’ex consigliere comunale di Latina, allora nel gruppo di Forza Italia, Vincenzo Malvaso. I carabinieri hanno apposto sabato, i sigilli alla maxi-struttura che si trova ad un passo dalla trafficatissima rotatoria che immette sulla Pontina. L’ordinanza è stata emessa dal gip Mara Mattioli su richiesta del pm Giuseppe Miliano, esperto di reati ambientali della Procura di Latina e l’ipotesi di reato è quella di lottizzazione abusiva per lo stesso Malvaso, per l’ex assessore Giuseppe Di Rubbo, per l’ex sindaco Giovanni Di Giorgi e per l’ex dirigente comunale all’urbanistica Rino Monti (oggi in pensione).
Tre anni fa con un’inchiesta che fece molto parlare di sé, e di cui era titolare il pm Gregorio Capasso (oggi procuratore capo di Tempio Pausania) il sequestro era stato disposto solo per abuso edilizio e abuso d’ufficio. L’attuale inchiesta, come la precedente si fonda sul fatto che la variante al Ppe era illegittima, perché in variante al Prg e quindi come tale da approvare in Consiglio Comunale e non in giunta come invece era accaduto. Inoltre con la stessa variante venivano aumentati i metri cubi delle destinazioni residenziali a discapito di quelle riservate ai servizi. Come spiega il gip Mattiolo nell’ordinanza che autorizza il sequestro bis, i calcoli delle volumetrie realizzabili sul lotto di terreno della Piave Costruzioni erano stati effettuati sulla base di linee guida dettate nel corso di una commissione urbanistica alla quale aveva partecipato lo stesso costruttore.
L’ipotesi accusatoria di oggi, appare anche rafforzata dall’ annullamento dei 6 Piani Particolareggiati più critici, tra cui quello di borgo Piave, da parte del commissario prefettizio Giacomo Barbato, annullamento coraggioso, di recente confermato dal Tar.
Per la cronaca, in seguito alla prima inchiesta hanno beneficiato del rito abbreviato ottenendo la condanna con lo sconto di un terzo della pena, l’ex assessore Di Rubbo e l’ex consigliere Malvaso. Il processo è ancora in corso con rito ordinario per gli altri imputati tra cui l’ex dirigente Monti.