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storie dalla città

Il teatro Moderno di Latina sarà intitolato a Don Alessandrini fondatore dell’Oratorio San Marco

Proietti: "Una storia da raccontare. Questo sacerdote è Giusto fra le Nazioni e fu cacciato da Littoria"

LATINA – Il teatro Moderno di Latina sarà intitolato al salesiano che fondò l’oratorio di San Marco e volle con tutto sé stesso realizzare anche la struttura teatrale per educare i giovani secondo la regola di Don Bosco. Era Don Armando Alessandrini. L’idea della dedicazione, condivisa appieno dall’Ordine che ancora oggi regge la Chiesa Cattedrale di Latina,  è arrivata dall’assessore al Bilancio e all’Istruzione del Comune, Gianmarco Proietti, ex animatore e da ragazzo tra i più attivi frequentatori del Centro Giovanile di Via Sisto V, che si è appassionato alla figura del sacerdote descritto da Clemente Ciammaruconi nel volume “Un clero per la città nuova” (ed. LAS – Roma).  “Una storia da raccontare”, spiega Proietti parlando del “don” che fu cacciato da Littoria, perché durante il Regime preferiva far giocare i ragazzi in oratorio piuttosto che mandarli alle parate militari.

IL DOCUFILM – Per parlare della figura di Armando Alessandrini è stato realizzato anche il  docufilm “Lo scudo dell’altro” della Senape Production per la regia di Gloria Giordani, che sarà presentato mercoledì 22 gennaio proprio al teatro Moderno come seconda tappa dell’itinerario “Il futuro della Memoria” pensato dall’Amministrazione Comunale di Latina “per accompagnare gli studenti anche alla riscoperta delle origini della città proponendo  – spiega Proietti – figure di riferimento che possano dare ai nostri giovani un messaggio per un futuro di pace”. La prima tappa era stata l’incontro con il sopravvissuto alla Shoa Sami Modiano, la successiva sarà il viaggio a Berlino per la Giornata della Memoria.

GIUSTO FRA LE NAZIONI – “Quel teatro nella sua prima collocazione, che non è quella attuale, fu voluto dal primo direttore dell’Opera dei salesiani di Littoria Don Armando Alessandrini, poco conosciuto a Latina, ma noto a livello mondiale dopo che nel 1990 fu nominato Giusto fra le Nazioni perché nel ’44, a Roma, durante il rastrellamento dell’ Appio-Tuscolano, nascose nella cupola del Pio XI più di 70 bambini ebrei. Una storia di liberazione e di salvezza che oggi vogliamo ricordare, visto che Don Alessandrini dovette abbandonare Littoria dove era arrivato nel 1939 perché inviso al Federale del Regime fascista che voleva i ragazzi obbligati a frequentare la Gil e non il campo libero ed educativo dell’oratorio” racconta Proietti.

“Occorre restituire all’oratorio – aggiunge l’assessore –  a quello che ancora oggi è un cuore nevralgico della città, la dimensione che gli spetta: il cortile di don Bosco non è un campo da gioco, ma un Luogo educativo, dove la relazione diviene principio e ci si avvia alla vita. Accompagnare un gruppo di adolescenti ad Auschwitz o a Sachsenhausen senza sapere che l’impegno di figure come don Alessandrini ha allontanato la possibilità del campo di sterminio per tanti bambini per aprire le porte di campi da gioco, sarebbe cosa vana”.

ASCOLTA PROIETTI

La figura del sacerdote è stata descritta nelle pagine del volume “Un clero per la città nuova” di Clemente Ciammaruconi (ed. LAS – Roma)  e da Francesco Motto nel suo “Non abbiamo fatto che il nostro dovere” (pubblicato dall’Istituto Storico Salesiano di Roma).

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