SABAUDIA – Trattati come schiavi. Si chiama δοῦλοs, dal termine greco “schiavo”, l’ultima inchiesta della Procura della Repubblica di Latina che ha fatto luce su un’ attività criminale di sfruttamento dei braccianti agricoli di nazionalità prevalentemente indiana. Questa mattina su ordine del Gip Mario La Rosa sono scattati tre arresti, ai domiciliari, e sono state notificate altrettante misure di divieto di permanenza sul territorio pontino nei confronti dell’amministratore di un’azienda di Sabaudia che in due anni aveva impiegato in maniera illecita e senza rispettare i diritti umani, complessivamente oltre 290 lavoratori “in condizioni di assoluto sfruttamento e prevaricazione”.
Nel corso delle indagini, è emerso – grazie alla documentazione extracontabile acquisita attraverso perquisizioni, che gli indagati, approfittando dello stato di bisogno di numerosi lavoratori stranieri, hanno non pagato retribuzioni orarie sensibilmente inferiori a quelle previste dai contratti collettivi di categoria, ma anche per un numero di ore di lavoro settimanale di gran lunga superiore a quello formalmente risultante nella documentazione aziendale “ufficiale” (formalmente ineccepibile).
“Le condizioni di lavoro e i metodi di sorveglianza pressanti e degradanti, attuati dai responsabili dell’area amministrativa e di controllo del personale, sono stati tali da generare nei lavoratori stranieri – costantemente provati da un profondo stato di bisogno e dalla necessità, spesso, di mantenere economicamente le famiglie d’origine – anche un totale assoggettamento psicologico al “datore di lavoro”. In alcuni casi, infatti, i lavoratori sono stati costretti a rinunciare al riposo settimanale e/o alla fruizione di ferie”, raccontano gli investigatori che hanno accertato anche l’evasione di contributi previdenziali per oltre 110 mila euro.