SERMONETA – Sarà il Castello Caetani di Sermoneta, come ormai tradizione, ad accogliere le giornate degli Incontri Internazionali di Musica Contemporanea all’interno del Festival Pontino di Musica, giunto alla 57esima edizione. Dal 9 all’11 luglio, in programma una tavola rotonda e tre concerti con diverse prime esecuzioni fra cui quelle di Luis de Pablo, presidente onorario del Festival, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2020, Alessandro Solbiati, docente di composizione da molti anni a Sermoneta, e Ivan Vandor, il cui Archivio è stato donato dallo stesso compositore al Campus appena un anno prima della scomparsa.
Venerdì 9 luglio il concerto (ore 21, Scuderie del Castello) sarà affidato al Syntax Ensemble formazione diretta da Pasquale Corrado nata nel 2018 e che raccoglie alcuni dei più importanti solisti italiani dediti al repertorio della musica d’oggi (in foto). Oltre alle due prime italiane di de Pablo – Pentimento (2013) e Fantasia ochentona (2017) entrambi per ensemble – il concerto propone altri recenti lavori di compositori di diversa nazionalità e generazione. Sono prime esecuzioni italiane, entrambe per voce e piccolo ensemble, …en el aire… del compositore messicano, naturalizzato italiano Javier Torres Maldonado (docente di musica elettronica al Conservatorio di Parma) e What Is the Word della compositrice e cantante polacca Agata Zubel fra le più promettenti musiciste del suo paese. Sono prime assolute invece i lavori di due allievi dei Corsi di Solbiati, Roberto Mongardini (Cosí filavano le Parche) e Giorgio Astrei (Machine Learning N. 2). Per quanto riguarda i due pezzi di de Pablo, lasciamo la parola allo stesso compositore che così li presenta: “Pentimento, del 2013, è un esercizio (dando a questa parola la sua accezione più nobile) in contrasto e sottigliezza. Formata da frammenti molto diversi che vanno dall’inudibile al violento, la forma sembrerà caleidoscopica, o meglio contraddittoria, con certi riflessi di autoironia”. E con autoironia de Pablo introduce al secondo pezzo in programma: “Fantasía ochentona richiede una spiegazione. In spagnolo le desinenze ‘-ón’ (maschile) e ‘-ona’ (femminile) sono accrescitivi molto comuni e contraddittori. Applicati all’età indicano gli anni di una persona in età avanzata. Per esempio, ‘sesenta’, ‘setenta’, ‘ochenta’ ecc. diventano ‘sesentón (-ona)’, ‘setentón (-ona)’, ‘ochentón (-ona)’ ecc. Se il soggetto è una fantasia (musicale), il risultato sarà ‘fantasía ochentona’… Nel caso in questione l’‘ochentón’ sono io, ottantacinquenne, e dunque la mia fantasia è ‘ochentona’. Come ho detto, queste desinenze sono leggermente equivoche: ironiche? burlone? affettuose?… Nel caso di un anziano, si sogliono applicare a chi, carico d’anni, desidera conservare ancora tracce della gioventù. Mi piacerebbe che la mia Fantasía, per quanto ‘ochentona’, non mostri rughe”.
Sabato 10 luglio alle ore 16 la tavola rotonda sul tema “Generazioni: gli omaggi a Luis de Pablo, Ivan Vandor e l’attualità della musica d’arte contemporanea” con le testimonianze dei compositori e degli interpreti protagonisti del Festival di quest’anno. Alle ore 21 il concerto nelle Scuderie del Castello con il sassofonista Claude Delangle, fra i più celebri della scena contemporanea, anche lui docente a Sermoneta, che accompagnato al pianoforte da Odile Delangle presenta un programma che dall’Ottocento spazia ai giorni nostri, con la prima assoluta di …ruft uns! (2020) di Solbiati, commissione per il cinquantenario del Campus di Latina del 2020. Il pezzo sigla l’amicizia di lunga data fra il compositore italiano e il sassofonista francese, maturata negli anni durante i Corsi di Sermoneta e un incontro al Conservatorio di Parigi. “Il brano – racconta Solbiati – è stato scritto durante l’aprile 2020, quando tutti noi eravamo immersi nel cupo, inesorabile procedere della pandemia. Il titolo proviene dal corale bachiano Wachet auf, ruft uns die Stimme! (“Svegliatevi, ci chiama la voce!”) e vuole evocare la necessità di un risveglio (interiore) all’ascolto di una Voce. Il saxofono, vero e proprio ‘uccello profeta’, lancia un richiamo prolungato, acuto, insistito; la regione più oscura e magmatica fatica a riscuotersi e quando vi riesce, lo fa in modo affannato, ansioso, quasi senza meta, in una sorta di rondeau che incontrando varie piccole ‘deviazioni’ si agita sempre più fino a un vertiginoso climax”.
Il concerto conclusivo degli Incontri sarà domenica 11 luglio (ore 19.30, Scuderie del Castello), con Duccio e Vittorio Ceccanti violino e violoncello, Clara Ricucci clarinetto e Matteo Fossi al pianoforte. Un confronto fra passato e presente, che vedrà alternarsi Trii con pianoforte di Carl Reinecke (op. 38 n. 1) e Beethoven (“Gli spettri” op. 70 n. 1) a due prime assolute di Ivan Vandor, Meditativo (2019) e Quartetto con clarinetto (2020). Il primo brano di Vandor è una breve pagina per clarinetto, violino e violoncello, scritta con un fitto contrappunto delle parti. Il Quartetto con clarinetto ben esemplifica la maturità espressiva raggiunta da Vandor nella sua ultima stagione creativa. La trasformazione continua del materiale viene costantemente e sapientemente bilanciata da un’esigenza di unitarietà. Le strutture musicali sono plastiche, duttili, in continua espansione o contrazione, continuamente mutevoli e si affiancano per tipologie.