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CAPORALATO E LAVORO NERO

Dalla Prefettura una task force con sindacati, istituzioni e forze di polizia

Oggi il secondo incontro. Azioni concrete per sostenere i migranti sfruttati e aiutare le imprese a uscire dal sommerso

caporalato incontro in prefetturaLATINA –  Passare dalle parole ai fatti, dalle frasi di circostanza ad una azione più incisiva sul territorio, è stato il senso del secondo incontro che si è svolto oggi a Latina sul tema delle iniziative volte al contrasto del lavoro nero e del caporalato in provincia. Coordinata dal viceprefetto Talani della Prefettura di Latina, alla riunione hanno preso parte  Cgil, Cisl, Uil, la Questura, tutte le Forze dell’Ordine, gli Assessorati regionali al lavoro e all’agricoltura, la Camera di commercio, l’Inps, la Asl, l’Ispettorato del lavoro, il sindaco di Sabaudia, l’Anolf, la coop InMigrazione.

Obiettivo dell’incontro è stato quello di favorire la nascita di azioni concrete per far emergere, e combattere, le cause della situazione di sfruttamento a cui sono sottoposti molti lavoratori nella provincia di Latina, soprattutto immigrati, impegnati nel settore agricolo.

“E’ fondamentale fare fronte comune contro la piaga del caporalato e del lavoro nero – ha commentato Roberto Cecere, Cisl di Latina – Oltre a sollecitare e favorire, con il nostro patrimonio informativo, interventi su situazioni di illegalità e sfruttamento, dobbiamo mettere in campo iniziative di prevenzione volte a creare una cultura della legalità e della convivenza civile legata al rispetto tra lavoratori ed imprese agricole. Ci siamo aggiornati al 16 settembre per iniziare quel lavoro comune in grado di dare risposte immediate a questi problemi molto seri”.

 Il territorio pontino ha una forte vocazione agricola con tantissime aziende, in gran parte medio-piccole, dove insiste una presenza di occupati di tipo stagionale, che rappresentano quasi il 50% dei lavoratori immigrati del settore agricolo presenti nella Regione Lazio. Ma i dati, recentemente elaborati, parlano di evidenti condizioni di inserimento lavorativo più precarie rispetto ad altre aree della regione. Dagli interventi dei rappresentati presenti al  tavolo prefettizio, è emerso come lo sfruttamento lavorativo delle comunità straniere nell’agro pontino, è parte integrante di un sistema rodato e ben strutturato, che ha come oggetto quello di  trarre il massimo profitto dal lavoro dei braccianti stranieri, approfittando della condizione di inferiorità sociale e culturale. Uno sfruttamento che non si ferma a procurare il lavoro a salari irrisori, ma assume anche altre forme legate ai permessi di lavoro, agli affitti  discutibili in case sovraffollate e con condizioni igieniche precarie, ad un sottobosco che non perde occasione di umiliare queste persone. Da qui la necessità di interventi mirati a prevenire, colpire e reprimere questi episodi, l’urgenza di azioni concrete per sostenere i migranti sfruttati in un percorso di  inserimento nel nostro Paese, ed un supporto che aiuti le imprese ad uscire dal sommerso sostenendo, nel contempo, quelle  che già esercitano un lavoro nella legalità.

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