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Sovrappeso, la sorpresa: i pontini più grassi sono gli anziani. Quasi la metà mangia troppo

Eccesso ponderale e obesità diminuiscono nell'adolescenza. Disastro mamme con i bambini di 8 anni

Un momento della conferenza per l’Obesity Day. Da sinistra il commissario della Asl, Casati, il sindaco Coletta, l’assessora Patrizia Ciccarelli ed Elisa Forte per l Ordine dei Medici

LATINA – Sono gli anziani, le persone con più problemi di peso nella nostra provincia. Lo dicono i dati raccolti dal Dipartimento di Prevenzione delle Asl del Lazio e confluiti nel Sistema di sorveglianza regionale, diffusi ieri in occasione dell’Obesity Day. Il 45% degli ultra-sessantanovenni del Lazio pesa troppo, il 17% è addirittura obeso: un dato che supera sensibilmente quello nazionale.

LA CLASSIFICA – I numeri disegnano una sorta di classifica locale degli squilibri del peso corporeo: in cima, come detto, ci sono anziani; seguono i bambini della fascia 7-9 anni; poi gli adulti; mentre i più magri sono gli adolescenti. Tra questi ultimi si rileva però anche un problema di sottopeso che colpisce soprattutto le ragazze.

SCARSA CONSAPEVOLEZZA – “Il 33% degli adulti pontini tra i 18 e i 69 anni è in sovrappeso e il 10% è obeso  (il 54% normopeso e il 3% sottopeso) – ha detto in occasione della conferenza che si è svolta il 10 ottobre nella Sala De Pasquale del Comune di Latina, la dottoressa Silvia Iacovacci della Uoc di Prevenzione Attiva della Asl diretta da Antonio Sabatucci – Inoltre il trend nel sud Italia è in aumento. Per contrastare il fenomeno è fondamentale monitorarlo in continuo e potenziare gli interventi di prevenzione finalizzati alla modifica dei comportamenti individuali errati. Sul fronte dei bambini (sorvegliati dal programma Occhio alla Salute)  – aggiunge la biologa – bisogna lavorare  invece molto sulla consapevolezza dei genitori che trasferiscono abitudini alimentari non corrette con effetti negativi sulla salute dei piccoli: nel Lazio ben il 45% delle madri di bambini sovrappeso (quasi una su due) non ritiene che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all’altezza, pensa dunque che sia normopeso o addirittura sottopeso. Lo stesso vale per il 9% dei bambini obesi”.

Le mamme sono aiutate a cadere in errore non solo dal comunissimo fattore “bello di mamma”, ma anche influenzate dalla pubblicità che promuove uno stile alimentare sbagliato. Molto sottovalutato il problema della quantità di cibo che si mette nel piatto dei bambini: “Le porzioni sono spesso eccessive, ma 7 madri su 10 invece pensa che la quantità di cibo nel piatto sia quella giusta”, dice Iacovacci.

Anche tra gli adulti c’è una percezione del proprio peso sbagliata: il 7% degli obesi (sul totale del 10%) pensa di stare tutto sommato benone.

GLI ADOLESCENTI – Il sistema di sorveglianza Hbsc fa luce sulla situazione che riguarda i ragazzi: l’obesità   diminuisce drasticamente tra gli 11 e i 16 anni, ma i sovrappeso, tra i 15enni maschi, sono ancora frequenti, circa il 20%, mentre le femmine sono meno del 10%. Aumentano invece le femmine sottopeso. E non è un bene nemmeno questo.

Riassumendo: l’aumento dell’obesità dal 10% nei bambini di 8 anni, passa all’1% intorno ai 15 anni, torna al 10% nell’età adulta e sale al 15% negli anziani. Mentre il sovrappeso va dal 23% dei bambini al 18% tra i quindicenni, risale a 33% in età adulta e si spinge fino al va al 45% negli anziani.

GLI EFFETTI  – Raccontare tutto questo, perché? “In chi ha un eccesso ponderale  – spiega ancora Iacovacci nella sua relazione – aumentano di molto i fattori di rischio, l’ipertensione (sale dal 20% al 32%) ; l’ipercolesterolemia (dal 25% al 35%), il diabete (dal 6 al 9%), l’infarto del miocardio (dal 2 al 3%) e le malattie respiratorie croniche (dal 7% al 13%”).

Per contrastare il trend non bastano gli interventi realizzati fino ad ora nell’ambito del piano regionale della prevenzione: sulla comunità, per diffondere le buone pratiche dell’alimentazione; a scuola, dove esistono progetti promossi dalla Asl sulla buona alimentazione e la corretta attività fisica; nei luoghi di  lavoro con un programma che riguarda l’alimentazione, ma anche il contrasto al fumo e all’alcol; e nell’ambiente sanitario con una formazione, anche specifica, rivolta agli operatori.

A casa, intanto, ciascuno (prima di tutto i nonni) potrebbe fare la sua parte: porzioni più piccole e qualche passo in più ogni giorno sono un buon inizio.

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