LATINA – Atterrati sul pack antartico a bordo di un aereo militare, dopo un volo di circa dieci ore, condito anche da qualche imprevisto, e temperature che hanno consigliato di indossare, già prima del decollo, la tuta polare. La prima fase è archiviata per i ricercatori della Sapienza che fanno parte della XXXIII Spedizione italiana in Antartide. Tra loro, per il secondo anno abile arruolato, ma con un nuovo progetto da curare, c’è il biologo marino di Latina, Armando Macali. Niente nave rompighiaccio quest’anno, impossibile data la stagione, la marcia di avvicinamento è cominciata il 31 ottobre da Roma Fiumicino in aereo fino a Doha, poi da qui a Sidney, quindi in Nuova Zelanda, ultimo lembo di terra nell’altro emisfero prima dell’ Antartide dove si trova la base Mario Zucchelli che, con la fine dell’inverno (australe), ha riaperto i battenti agli studiosi tricolore.
Per lo scienziato di Latina è la seconda spedizione ai confini della Terra al seguito del gruppo che condurrà la Campagna estiva del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) dell’ENEA. Con il gruppo di cui fa parte, studierà sul campo la catena alimentare. Una cosa che può aggiungere molto alle conoscenze attuali sull’impatto che lo scioglimento dei ghiacci può avere sull’ecosistema.
Il C-130 dell’Aeronautica Militare è atterrato in una distesa bianca. Al Polo Sud è la fine del periodo più freddo, ma i ghiacci intorno alla base italiana si estendono ancora per centinaia di chilometri, e il mare di Ross è una spessa coltre gelata che sembra infinita, con l’acqua molto distante dagli edifici che accolgono gli studiosi. Solo con l’estate piena (alla quale laggiù si sta andando incontro), il mare estremo diventerà visibile e sarà prossimo ai laboratori. La temperatura media oscilla tra i -45 e i -20, ma all’arrivo era praticamente mite: “A -15, fa quasi caldo”, scherza Macali immerso nella sua tuta rossa con il marchio della spedizione.
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“L’obiettivo della ricerca è studiare le catene alimentari degli ambienti polari nelle due fasi: ora che i mari sono ghiacciati e dopo, quando farà più caldo e il ghiaccio si sarà sciolto. Questo ci permetterà di metterle a confronto e vedere come si modificano”. Gioco-forza, campagna durerà più dell’anno scorso, circa tre mesi. “Campioneremo plancton, pinguini, balene, pesci di ogni tipo, piccole meduse, spugne, molluschi fino ai grandi mammiferi come le foche. Insomma, tutti gli organismi che rappresentano la biodiversità marina”, spiega il ricercatore di Latina che quest’anno ha portato in valigia più attrezzatura fotografica che abiti, e anche un drone.
“La struttura delle reti ecologiche in questi ambienti è ancora largamente sconosciuta e il motivo di interesse è capire i livelli-chiave della catena alimentare e come questi cambiano in funzione della permanenza o dello scioglimento dei ghiacci. Lo studio può darci indicazioni su come l’ecosistema potrebbe cambiare o quale potrebbe essere l’impatto sull’ecostistema di un’alterazione di questo ciclo dei ghiacci, che come sappiamo è fortemente condizionato a livello planetario dal surriscaldamento globale”.
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Il laboratorio è già pronto ad accogliere i campioni che i ricercatori pescheranno o quelli che saranno prelevati dai mammiferi maggiori.
