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perché l'arbitro di Latina ha ragione

Caso Gavillucci, l’Aia doveva predeterminare i criteri di giudizio

Pubblicate le motivazioni della Corte d'Appello Federale

LATINA – La Corte Federale d’Appello ha reso note oggi le motivazioni dell’accoglimento del ricorso presentato dai legali Gianluca Ciotti e Leonardo Guidi per conto dell’arbitro di Latina Claudio Gavillucci dopo l’esclusione dalla Can A e il giudizio sfavorevole di primo grado. Posto il principio della insindacabilità delle decisioni di natura tecnica dell’AIA, in forza della riconosciuta autonomia dell’ordinamento sportivo, il presidente della Corte Sergio Santoro, richiamando in particolare una sentenza della Corte di Cassazione,  sentenzia che l’Associazione Arbitri abbia il dovere di predeterminare i criteri di formazione delle graduatorie.

Rigetta tre motivi su quattro ritenendo fondato solo il terzo motivo di ricorso. “Ferma la natura privatistica dell’AIA … questa Corte non nutre dubbio alcuno in ordine al fatto che le valutazioni di natura tecnico-discrezionale relative alle prestazioni degli arbitri non possano essere sottoposte a giudizio, laddove effettuate in presenza dei relativi presupposti normativi e connessi principi di legittimità”.
“Appare, invece, condivisibile l’argomentazione diretta a censurare la mancata applicazione del principio della necessaria predeterminazione dei criteri”. Sottolinea qui il giudice, la contraddittorietà in cui è caduto il Tribunale Federale “nel momento in cui, affermato – correttamente – che «la predeterminazione dei criteri costituisce una garanzia fondamentale a tutela dei principi di imparzialità e trasparenza», fa, poi, cattiva applicazione del principio stesso, dichiarando che, «tuttavia nel caso di specie la deliberazione del Comitato Nazionale non appare inficiata da alcun vizio»

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