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17 mila i giovani iscritti

Inchiesta sulla morte di Fabio Gianfreda, chiuso il sito che spingeva i ragazzi al suicidio

Svolta nelle indagini della Procura di Roma sull'uso guidato del nitrito di sodio. Il Papà: "Primo passo ma dobbiamo andare avanti"

LATINA – Arriva a distanza di un mese circa da quando sono stati consegnati il pc e il cellulare di Fabio, un altro effetto concreto dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma che indaga sul caso del 19enne di Latina morto suicida a dicembre scorso dopo aver ingerito un bicchiere d’acqua in cui era stato disciolto, in quantità letali, il nitrito di sodio acquistato giorni prima sul web. E’ stato infatti oscurato un sito internet che ospitava una community “con oltre 17000 iscritti in tutto il mondo, tra cui anche ragazzi italiani, tutti legati dal comune interesse di trovare supporto concreto e morale nel portare a compimento propositi suicidari”. Lo si apprende da una nota della Questura di Roma.
E’ esattamente quanto avevano denunciato Lisa e Marco, i genitori del giovane attore di teatro chiedendo di chiudere le chat e vietare la libera vendita della sostanza. Drammatico quanto emerso: sul sito – si legge nella nota della polizia che sta conducendo le indagini  – “veniva offerto supporto agli iscritti registrati alla piattaforma, attraverso l’interlocuzione diretta con soggetti in grado di fornire indicazioni utili su come trovare la morte mediante ingestione di salnitro, sostanza in libera vendita che, assunta in determinate quantità, diventa tossica per il corpo umano causando la morte in quanto inibisce il trasporto di ossigeno”.

“E’ un primo effetto, ma dobbiamo andare avanti. Questi account sono tutti esteri e i ragazzi, il nostro Fabio, come altri due, uno di Bassano del Grappa e uno di Roma, chattavano in inglese, ma abbiamo trovato sul web anche gruppi di giovanissimi italiani che discutevano di suicidio. Bisogna individuare queste community e allertare le famiglie. E’ vero che le motivazioni di chi decide di togliersi la vita sono intime, ma trovare chi incoraggia e guida al suicidio ragazzi fragili, è altro. Confidiamo inoltre che si possa vietare presto la vendita del sodio nitrito,  limitandola ai soli professionisti. Infine si deve ragionare seriamente sull’identità digitale, tutelando la privacy, ma consentendo allo stesso tempo di svolgere indagini rapide dove ce ne fosse bisogno”, dice Marco Gianfreda.
Le indagini, affidate alla Sezione di Polizia Giudiziaria della polizia e dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Lazio”, sono state avviate quando è emerso che la morte di Fabio era perfettamente analoga a quella di un coetaneo romano e altrettanto simile a quella di un 18enne che si è tolto la vita in Dad. E’ c’è già un quarto caso sospetto, in Sicilia.
Dalle perizie effettuate e dai riscontri investigativi che hanno potuto contare sulla collaborazione stretta della famiglia di Latina determinata ad arrivare alla verità per evitare che tragedie del genere si possano ripetere, è emerso che entrambi i ragazzi  erano iscritti allo stesso  sito internet “frequentato anche da una persona in grado di offrire una letale consulenza sul supporto farmacologico e la dieta da intraprendere qualche giorno prima dell’atto finale, per non rimettere la sostanza tossica ingerita e consentire alla stessa di sviluppare tutto il suo effetto venefico, accompagnando via chat le vittime sino agli istanti immediatamente precedenti la morte, assicurando alle vittime il sicuro “successo” ottenuto da altri ragazzi che avevano trovato la morte nello stesso modo”.
Ora, grazie al provvedimento della Pm Giulia Guccione che coordina le indagini il sito della morte, almeno in Italia non potrà più essere aperto, mentre proseguono le indagini, anche di natura tecnica, che puntano a risalire all’identità di tutti coloro che a vario titolo, sono coinvolti nel giro.

 

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