LATINA – La variante Omicron circola anche in provincia di Latina. Il dato, empiricamente già osservato da almeno quindici giorni per il dilagare dei contagi è ora certificato dall’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma che ha sequenziato i primi 6 di 30 campioni inviati dalla Asl di Latina, rilevando la presenza della variante ad alto tasso di diffusione. Solo nell’ultima settimana i nuovi positivi accertati in provincia di Latina sono stati oltre duemila, 800 solo nel capoluogo con un aumento del 30% rispetto alla settimana precedente e un’incidenza sul territorio superiore a 350 casi ogni 100mila abitanti.
Il sistema ospedaliero è sotto pressione anche se la variante non presenta sintomi particolarmente rilevanti, perché continuano ad ammalarsi i non vaccinati e in alcuni fragili, anche se vaccinati, il virus produce effetti pesanti. Sotto pressione anche la rete dei laboratori privati e quella delle farmacie costrette a un numero di tamponi molto elevato di fronte all’impossibilità di eseguire il controllo in tempi congrui nei drive-in pubblici. Con la prenotazione sul sito Asl si danno appuntamenti ormai a distanza di 10 giorni con un’attesa che si è andata progressivamente allungando già dalla settimana precedente il Natale. Di fronte a questa situazione molti non prenotano e si mettono in fila per ore. Anche le attività di tracciamento svolte dalla Asl sono in grande affanno, ostacolate dai numeri, ma anche dalla scarsa collaborazione dei cittadini.
I numeri sono presto detti: ieri nel Lazio 4.288 nuovi casi positivi in aumento di +1.355, 19 decessi, aumento dei ricoverati in area medica, stabili le terapie intensive. A Latina altra cifra record: 410 contagi e un decesso. E’ morto un paziente di Latina di 82 anni
In questo quadro, con l’intento di non bloccare interi settori, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha convocato per le 9.30 una seduta straordinaria in cui si discuterà la proposta di ridurre o eliminare la quarantena per i vaccinati trasformandola in auto-sorveglianza, lasciando il confinamento domiciliare solo per i non vaccinati.
Anche per quanto riguarda il ritorno alle attività e alla vita sociale, i governatori chiedono che un positivo possa uscire dalla quarantena dopo dieci giorni dal contagio se da tre giorni non ha sintomi, senza che sia necessario ripetere il tampone che con i tempi di oggi allunga enormemente i tempi e porta molti ad uscire su certificato del medico di base, dopo 21 giorni dalla scomparsa dei sintomi. Sarà il Cts a decidere.